Un'opera discussa, sulla quale anche chi, come Sinistra Italiana del Trentino, non è contrario a priori, pretende che sia fatta bene, ponendo come primo obiettivo non quello di incassare i fondi del PNRR, ma piuttosto quello di fare un'opera che sia utile ai cittadini senza danneggiarli o metterli in situazione di pericolo.
Dal punto di vista penale sono già stati fatti esposti perché si controlli che l'opera non comporti rischi ambientali o di salute, ed anche il nucleo ambientale dei carabinieri vigilerà sul rispetto delle prescrizioni. Dal punto di vista amministrativo si assiste alla forzatura di diverse procedure per rispettare i tempi imposti dal PNRR,
La realtà taciuta è che:
• le prescrizioni relative al punto più delicato in termini di salute pubblica e tutela dell'ambiente, quello della zona inquinata di Trento nord, non sono ancora state definite dal Ministero, che potrebbe anche bloccare l'opera se la bonifica dimostrasse di essere non realizzabile;
• la gara di appalto è stata bandita senza aspettare che il governo assicurasse il finanziamento per il nuovo costo dell'opera, attestato ormai a 1280 milioni (dottoressa Firmi). In questo modo la base d'asta è di soli 960 milioni; l'appalto potrebbe andare deserto e ritardare se non fermare l'opera;
• se l'opera fosse fermata sarebbe paradossale, ridicolo e crudele al tempo stesso come dicemmo nello scorso dicembre, che le persone venissero cacciate dalle proprie case;
• dal novembre 2021 è stata istituita la figura del mediatore, l'ingegner Claudio Bortolotti, con il compito di aiutare i cittadini direttamente coinvolti a individuare soluzioni adeguate per la cessione degli immobili oggetto di esproprio;
• in realtà di espropri non si può parlare perché la procedura di esproprio per pubblica utilità non può essere attivata finché l'opera non viene inserita nei piani regolatori. I servizi della Provincia hanno inserito, alla chetichella e in tempi brevi (di solito servono anni), il tracciato nel Piano Urbanistico Provinciale, la Giunta ha approvato, ma manca ancora l'approvazione del Consiglio Provinciale, subordinata al gradimento dell'opera da parte del Comune dove l'opera verrà eseguita, gradimento che sicuramente non verrà negato;
• ciò che ad oggi realmente si sta facendo è una trattativa privata, un accordo amichevole tra RFI e i proprietari delle case che dovrebbero essere abbattute;
• i proprietari raccontano di iniziali offerte al ribasso, recentemente portate a valori di mercato e di atteggiamento intimidatorio da parte di RFI che insiste nel far credere che l'operazione approvata sia in stato avanzato e che non ci sia più nulla da fare, considerazioni avallate dal mediatore. Analogamente gli inquilini sono sottoposti a pressioni da parte dei proprietari, che chiedono che si lasci al più presto la casa e si rescinda il contratto. Per i pochissimi che hanno già firmato un accordo al ribasso, resta l'incertezza del rimborso, perchè la prima tranche promessa in tempi brevi non è ancora arrivata. Chi è ancora in trattativa si vede consegnare un contratto che contiene tutte le clausole tranne l'indicazione dell'importo concordato.
Il nostro compito, assieme a tutte le associazioni e reti che di questo si stanno occupando, diventa quello di rassicurare gli inquilini sul fatto che il loro contratto di affitto non decade e i proprietari sul fatto che, mancando ancora la procedura d'esproprio, la Corte d'Appello non ha determinato un prezzo e quindi si devono e si possono rifiutare offerte inadeguate.
Dobbiamo ricordarci che è importante pensare ed agire in collettivo, informandosi e sostenendosi a vicenda, e che non si devono comunque firmare accordi fino al 14 novembre quando si saprà l'esito della gara di appalto.
*Segretaria Provinciale di Sinistra Italiana
(nella foto Renata Attolini)