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Soraga, migranti e «balorde» dichiarazioni.....

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Bruno DorigattiTrento, 4 novembre 2016. - di Raimondo Frau*

L'incendio di Soraga, il vile e criminale gesto che ha colpito uno struttura in vista dell'invio di alcuni migranti, non smette di far parlare di sé. Ieri la presa di posizione, infarcita di luoghi comuni, derive ideologiche oltre che l'immancabile richiamo all' Autonomia messa in pericolo, niente meno che del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti.

Tuttavia, nonostante quanto ci viene propinato incontro con prosa forbita di lessico sindacale, il fenomeno delle migrazioni può e deve essere governato.

La percentuale di migranti che fuggono da guerre e persecuzioni è ridotto a percentuali esigue quanto esigui sono i riconoscimenti di status di asilo riconosciuti. E queste sono statistiche governative.

Infatti la maggioranza di coloro che in Italia giungono, lo si è detto e dimostrato a più riprese, sono giovani maschi che, spendendo cifre pari al reddito medio di molti anni nel loro paese di origine, arrivano in Europa per coronare il sogno di una vita più agiata.

Si tratta di una parola di migranti economici.

Questo flusso, non quello degli sfollati da zone di guerra, è alimentato, incoraggiato, favorito, spinto da chi ne fa propria fonte di lucro.

Vere e proprie organizzazioni criminali che commerciano in esseri umani. Non prendere coscienza o peggio, nascondere questa realtà significa in qualche misura, rendersene complici.

Ancor più insensato e distribuire sul territorio nazionale, così come su quello Trentino, a casaccio, questi giovani. Senza un progetto futuro senza una prospettiva se non la loro: quella di fare fortuna e vivere meglio.

Prospettiva che poi, guarda caso, è la stessa dei nostri giovani, dei nostri figli. Proprio di quella fascia di popolazione che più sta soffrendo la crisi economica, la mancanza di scelte concrete da parte di chi governa l'Italia ed il territorio, se è vero, come è vero che il tasso di disoccupazione giovanile si attesta in Italia intorno al 40%.

Le alternative esistono.

Certo, passano attraverso scelte coraggiose di ordine politico ed amministrativo.

Certo, richiedono una presa di posizione vigorosa nei confronti dei diktat europei.

Certo richiedono un'apertura politica internazionale che rifiuti la subalternità dalla Germania e dagli USA e che sia volta ad intavolare dialogo diretto con i Paesi del bacino Mediterraneo oltre che con i Paesi dell'Est europeo.

Le soluzioni ci sono e sono tutte percorribili. Rifiutarsi di prenderle in considerazione, spesso per motivi di ordine ideologico, ma più spesso per spinte di tipo economico è criminale quanto voler risolvere tutto con l'impiego della forza.

* portavoce di Azione Nazionale del Trentino Alto Adige

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