Trento, 15 novembre 2022. - di Ermanno Scrazzolo* I colpi che abbatterono l'aereo pilotato da Italo Balbo, si ritiene fossero stati sparati dall'incrociatore San Giorgio, zavorrato e ancorato nel porto di Tobruk come fortezza galleggiante, ma anche le batterie di terra spararono e perciò la responsabilità dell'abbattimento rimase in dubbio.
Il comandante delle batterie di bordo era Azzo Gino Del Pin, che non avendo ricevuto segnalazioni identificative in merito ai due velivoli che si avvicinavano, e perciò ritenendoli aerei nemici, diede l'ordine di sparare. Era il 28 giugno 1940, e per l'Italia, la guerra era cominciata poco più di due settimane prima.
Quel giorno c'era stata un'incursione aerea inglese che aveva messo in azione le batterie contraeree di terra e quelle a bordo della San Giorgio. Pochi minuti dopo l'incursione nemica altri due aerei si portarono su Tobruk e di nuovo le batterie di terra e quelle della San Giorgio, ancora fumanti per il fuoco contro i velivoli inglesi, spararono contro i nuovi arrivati. Fatalità volle che gli aerei fossero italiani e che a bordo di quello abbattuto ci fosse Italo Balbo
Ecco cosa scrisse Folco Quilici, figlio del giornalista Nello che si trovava sull'aereo di Balbo, sul libro "Tobruk 1940" (Oscar Mondatori) L'aereo di Balbo fu abbattuto alle 17.30 del 28 giugno mentre tentava l'atterraggio sul campo T.2. L'incursione inglese era terminata meno di 10 minuti prima, ma il cessato allarme non era stato dato. A bordo dell'aereo abbattuto si trovavano il Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, il pilota maggiore Ottavio Frailich, il motorista capitano Gino Cappannini, il marconista maresciallo Giuseppe Berti, il giornalista Nello Quilici, il segretario federale di Tripoli Enrico Carretti, Claudio Brunelli dell'Ente Turistico, il nipote - tenente Lino Balbo e il cognato - tenente Francesco "Cino" Florio.
Quando scrissi per Ad Undecimum 2010 "Friulani della Bassa prigionieri a Zonderwater in Sud Africa" venni a sapere che fra i prigionieri di Zonderwater c'era Luigi Tomba, sangiorgino classe 1919, che al momento dell'abbattimento dell'aereo di Balbo era a bordo dell'incrociatore corazzato San Giorgio come marò scelto. Il figlio di Luigi, Gianluigi, mi dette dei ritagli di giornale in cui si affermava che Azzo Gino era figlio del sangiorgino Pio Del Pin, e che sulla nave San Giorgio Ad Undecimum annuario 2018 Associazione culturale per la ricerca storica ed ambientale 2 c'era anche il sangiorgino Aldo Taverna come capo cannoniere di prima classe che in seguito fu insignito della "Croce di Guerra".
La cosa mi incuriosì e così decisi di fare qualche ricerca su Azzo Gino Del Pin. Scoprii che effettivamente era figlio di Pio Del Pin fu Vincenzo di San Giorgio di Nogaro. La madre era Berton Italia Libera Romana di Palmanova e proprio nella città stellata Azzo Gino nacque il 6 dicembre 1906, e fu battezzato con il nome Azzo il 2 aprile 1909, come risulta dai registri parrocchiali.
Risulta che anche il nonno Vincenzo era sangiorgino nato nel 1825 e sposato con Santa Collavin, mentre il bisnonno Giovanni era sposato con Rosa Fornezza (1). Azzo contrasse matrimonio con Giuseppina Mazzucca di origine istriana il 15 marzo 1941 nella chiesa di S. Antonio Boccaclasse di Genova, e da loro sono nati Italo e Barbara che vivono a Roma.
Di seguito si riporta quanto scritto sul ritaglio di giornale che ho avuto dal signor Tomba. Purtroppo il ritaglio è senza data e senza intestazione, ma si presume sia del 1940 o 1941: San Giorgio Nogaro: "Viva San Giorgio" Su tutti i giornali è stato ampiamente riferito dell'epica e gloriosa impresa del Comandante Gino Del Pin, sfuggito al nemico portando in salvo la freccia della bandiera di combattimento della nave "San Giorgio" attraversando il Mediterraneo con un piccolo veliero. Dalla bellissima e commovente descrizione di Orio Vergani apparsa nel "Corriere della Sera" e riportata dal nostro giornale si rileva che "mentre il comandante Del Pin e compagni, ricevono dalla voce di coloro, che purtroppo devono rimanere, il saluto da recare in Patria, una voce si leva, è quella del cannoniere friulano Tomba che grida: Sior comandante! Sempre in gamba! Viva San Giorgio". Quella voce era quella di un nostro forte e baldo figlio sangiorgino: Luigi Tomba di Pietro, apprezzato e conosciutissimo nel nostro centro. Il Tomba proveniente dall'Avanguardia della primissima ora ed ha sempre contribuito con passione alla causa fascista.
Anche il Comandante Del Pin è legato a San Giorgio di Nogaro poiché il padre Pio Del Pin è un sangiorgino. Le parole del baldo cannoniere Tomba rivestono un particolare significato poiché gridando "Viva San Giorgio" egli ha voluto forse ricordare il proprio paese e la propria terra ed esprimere tutto il suo orgoglio di combattente sulla nave che porta il nome del paese lontano e indimenticabile.
A questi eroici figli friulani, esprimiamo la nostra fiera ammirazione. Ad Undecimum annuario 2018 Associazione culturale per la ricerca storica ed ambientale 3 Durante la seconda guerra mondiale Azzo Gino Del Pin fu protagonista di diverse gesta eroiche che gli valsero la decorazione con ben tre medaglie di bronzo ed una d'argento. Fu capitano di vascello, direttore di tiro della nave "San Giorgio" che nel gennaio 1941 fece saltare in aria per non farla cadere in mano al nemico quando questi conquistò il territorio libico, Tobruk compresa.
In modo rocambolesco Azzo riuscì a sottrarsi dalla cattura, mettersi in salvo e raggiungere l'Italia con un veliero portando con sé la bandiera della San Giorgio. Il gesto gli valse la medaglia d'argento. Successivamente divenne comandante della torpediniera "Orsa" che, quando nel 1943 l'Italia chiese l'Armistizio, per non farla cadere in mani nemiche, riuscì a portarla in Spagna finendo internato nelle Baleari. Alla fine della guerra entrò alla Fabbrica di carte Modiano di Trieste dove arrivò a far parte del consiglio d'amministrazione. A 58 anni, il 24 ottobre 1964, Azzo si tolse la vita con un colpo di pistola.
Divagando un po'. Anche Italo Balbo aveva stretti legami col Friuli. Era nato nel 1896 in provincia di Ferrara, fascista di prim'ora, partecipò alla Marcia su Roma. Trasvolatore dell'Atlantico, ammirato dagli italiani, ma anche da inglesi e americani. Ascese ai vertici del partito fascista e nel 1934 fu promosso governatore della Cirenaica e del Fezzan, che sotto di lui si fondono per formare una unica colonia – la Libia. Sposò la contessa friulana Emanuela Florio. Morì a Tobruk in Libia il 28 giugno 1940 abbattuto da fuoco amico, mentre a bordo del suo aereo stava sorvolando la zona per atterrarvi.
La contessa Emanuela Florio dopo il matrimonio si era trasferita a Campobasso portandosi dietro delle giovani friulane fra cui Maddalena Troi in Zof che ho intervistato nel maggio 2011 alla soglia dei novant'anni. Maddalena, vedova di Livio Zof parente di mia madre, viveva a Clauiano, ma era nata a Pavia di Udine nel 1922 e poi da piccola si è trasferita con la sua famiglia a Persereano dove viveva pure la famiglia dei nobili Florio. Emanuela Florio andò in sposa ad Italo Balbo e la coppia visse a Campobasso, dove Maria Troi, sorella maggiore di Maddalena, andò in qualità di serva e nel 1936 fu raggiunta da Maddalena che rimase presso la famiglia Balbo per due anni.
Intervistata in merito, mi disse che aveva tredici anni quando fu messa sul treno per andare a Campobasso. Era una ragazzina di paese ed al cospetto di Balbo era molto intimorita. Racconta Maddalena che Balbo era una persona che su di lei incuteva timore, in quanto era un comandante ed anche perchè molto esigente. Una volta che doveva uscire si accorse che gli stava cadendo un bottone dalla divisa e chiese a Maddalena che glielo rinsaldasse. La giovane friulana perse un po' di tempo per Ad Undecimum annuario 2018 Associazione culturale per la ricerca storica ed ambientale 4 cercare il filo dal colore adatto e a causa di ciò si prese una strigliata. Da quel giorno nel cestino del cucito teneva sempre pronti degli aghi con fili di colore diverso già infilati. Un'altra cosa che gli è rimasta impressa erano le banane che in casa Balbo arrivavano a caschi interi, ma a lei, che prima di allora non le aveva mai viste, non piacevano e non le mangiava.
Maddalena ritornò a Persereano prima dello scoppio della guerra e non mi ha potuto dire niente in merito alla morte di Balbo, però mi disse che Emanuela Florio, la vedova di Balbo da cui ebbe due figlie ed un maschio, quando ritornava a Persereano la mandava a chiamare per salutarla e scambiare qualche parola in friulano.
Note. (1) I Fornezza sono una delle famiglie marinare di San Giorgio ed è possibile che Azzo Gino abbia sentito in casa dei parenti i racconti dei viaggi in mare che li avevano portati a navigare l'Adriatico, e che questi siano stati determinanti nella sua scelta per una carriera nella Marina.
*da «Ad Undecimum»
(nella foto il logo dell'Associazione sangiorgina «Ad Undecimum»)