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Le otto montagne: dal 22 dicembre nelle sale italiane, film delle feste di grande qualità!

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Regia di Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch.Premio della Giuria al Festival di Cannes, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi.Il film riporta gli spettatori nelle sale, è infatti campione di incassi e dimostra che le opere raffinate nelle immagini e profonde nei sentimenti fanno riscoprire il cinema

Trento, 2 gennaio 2023. di Emma Borella

La vicenda inizia nel 1983, racconta l'amicizia di Pietro e Bruno, ragazzi dodicenni che si incontrano in un paesino della Val D'Aosta, quasi disabitato, durante il periodo estivo. Pietro è di città, conosce la montagna perché i genitori affittano una casa durante le vacanze, il padre è un ingegnere che lavora a Torino come dirigente in una grandissima fabbrica e appena può fugge dal caos frenetico per raggiungere il cuore delle alte vette, alla scoperta di sentieri, percorrenze verso cime solitarie. Bruno è nato in montagna, per indole o destino quelle pietraie, i boschi e i prati rappresentano il suo mondo da cui non gli è permesso staccarsi.

L'incontro casuale diventa subito amicizia fatta di corse sui prati, giochi con le mucche e immersione totale in una natura buona. Nasce tra i due ragazzi una condivisione profonda che crea un legame imprescindibile: "Non pensavo che l'amicizia fosse un luogo dove metti le tue radici e che resta ad aspettarti" commenta la voce narrante di Luca Marinelli che accompagna le vicende. Il film segue fedelmente il romanzo omonimo di Paolo Cognetti da cui è tratto, narra le due vite nel loro proseguo, le strade che portano in luoghi diversi ma che talvolta si ricongiungono negli spazi estivi della loro infanzia. Il rapporto tra i due amici è dialogo scarno, talora muto ma rispettoso delle scelte che ognuno fa, anche se non condivise.

Il film è un grande atto d'amore ai paesaggi imponenti della Val D'Aosta, alla montagna in senso lato. È stato girato in 16 millimetri, scelta fatta dai registi in accordo con il direttore della fotografia Ruben Impens. L'idea nasce dalle prime fotografie fatte ai luoghi nella lavorazione del film che ritraggono le cime più che i panorami aperti e ricorda le immagini quadrate dei documentari girati in luoghi particolarmente impervi dove non è possibile portare attrezzature pesanti. In realtà i registi hanno voluto condurre l'occhio dello spettatore a osservare l'imponenza delle vette e la piccolezza delle figure umane di fronte alla maestosità degli ambienti alpini.

Tutta la troupe ha vissuto nelle location d'alta quota condividendo con gli attori le intemperie, la neve estiva, i ghiacciai, la difficoltà delle altitudini. Alessandro Borghi ha dichiarato che i due registi hanno diretto gli attori mettendoli sui binari della sceneggiatura ma lasciando che le loro emozioni nascessero spontanee dalle esperienze reali dei luoghi: "Stare sulla Barma, sentire il freddo, lasciarsi investire da vento, pioggia, vivere le emozioni non simulando ma provandole veramente". Questo è ciò che hanno voluto i due registi belgi ed è la grande differenza rispetto ad una regia italiana che avrebbe girato con il green screen, magari in parte dentro agli studi e non sui luoghi originali, che hanno dato agli attori la possibilità di esprimere l'estro libero delle loro sensazioni più autentiche, regalando alle riprese momenti intensi e una esperienza professionale che ha toccato nel profondo.

Nel film la montagna di 3000 metri è per pochi, il turismo di massa non raggiunge i ghiacciai maestosi e insidiosi. La fatica per raggiungere la vetta non è compensata dalla foto di rito, da un bel selfie e dalla pubblicazione sui social. La montagna di Pietro, di suo padre e di Bruno è una passione profonda, liberatoria di stupore nei confronti della potenza della Terra, dei cicli perenni di stagionalità centenarie, di fronte alle quali l'uomo è davvero piccolo. Salire, faticare, godere di pochi istanti del traguardo per poi ripartire, perché le alte cime non permettono soste o indecisioni e la sfida non deve cessare e non si può perdere.

Pietro e Bruno vivono un'amicizia speciale che accompagna il loro cammino, fatta di empatia profonda, di aiuto, onestà. La narrazione dei loro percorsi, riflette i temi essenziali delle vite di ciascuno di noi: famiglia, amore, amicizia, rispetto delle scelte altrui anche se non si possono condividere, rispetto della morte come momento della vita e riconnessione con la natura.

Il film ha dunque tutte le caratteristiche per allietare, con immagini sorprendenti che toccano la meraviglia, regalano alla vista straordinaria bellezza, sottolineata da una colonna sonora dal suono semplice ma toccante. La montagna è la cornice di vicende umane in cui prevalgono sentimenti profondi, vittorie e sconfitte, storie che emozionano e toccano il cuore.

Le otto montagne: dal 22 dicembre nelle sale italiane, film delle feste di grande qualità!

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