Trento, 24 settembre 2022. - di Flavio Bertolini
Bruno Conti a Trento al Festival dello Sport ha presentato il suo libro, e ha partecipato alla reunion con Altobelli, Collovati, Bergomi, per ricordare il mitico mondiale dell'82, il Mundial di Bearzot e Rossi, festeggiato come non mai dal presidente della Repubblica forse più amato dal dopoguerra ad oggi, Sandro Pertini.
Bruno Conti ha una storia incredibile nella sua semplicità e umanità, uno sportivo come pochi si incontrano, anche adesso, sempre uguale, sembra che non siano passati 40 anni. Cresciuto a Nettuno in una famiglia di sette figli, per lui lo sport era forse l'unica via del riscatto sociale.
Iniziò con il baseball, e ci mancava poco che non volasse negli Stati Uniti a Santa Monica in California, dove alcuni osservatori lo avevano notato. Il padre decise però di farlo rimanere con lui a Roma. Così dal baseball passò al calcio, e anche lì la determinazione e lo spirito di sacrificio di Bruno hanno fatto la differenza: "Ogni giorno mi facevo 50 km, andata e ritorno, per fare gli allenamenti a Roma".
Prima della Roma Bruno veniva sempre scartato dai provini con la stessa formula: "Bravo tecnicamente, ma debole fisicamente". Sembrava una maledizione. Nel calcio odierno che predilige la fisicità forse non ci sarebbe stato posto per il genio di Bruno Conti.
La vita cambiò l'11.10,1980, con l'esordio in nazionale nella partita con il Lussemburgo, per sostituire un mito di allora, l'ala destra Franco Causio. E da quel giorno il numero 7 fu suo. Bearzot ci aveva visto giusto in quel giovane giocatore della Roma.
L'esperienza del Mundial dell'82 fu qualcosa di indescrivibile. Un gruppo di giocatori con un "padre" come Enzo Bearzot, che vedeva prima l'uomo del giocatore. Un gruppo coeso che superò tutti i pregiudizi legati allo scandalo delle scommesse, una cattiva stampa, e delle previsioni che li davano per fuori già al primo turno. Per questo venne adottato il silenzio stampa. Fu dura, ma nel secondo turno scoppiò la magia di Paolo Rossi, e dopo l'Argentina, con la vittoria sul Brasile, la vera finale del Mundial, il destino era segnato: l'Italia doveva vincere, e vinse abbastanza agevolmente la finale con la Germania.
Il titolo del libro "E' un gioco da ragazzi", dalla Roma alla Nazionale, il mio calcio di una volta, con la prefazione di Francesco Totti, scritto con Gianmarco Menga, è stato scelto pensando ad uno scherzo fatto a Bearzot dopo la partita con il Brasile, dove Bruno Conti e Ciccio Graziani buttarono il mister in piscina in modo goliardico. Altri furono gli scherzi tra il gruppo del Mundial. In particolare a Carlo Ancelotti, con cui Bruno Conti ha l'amicizia più stretta.
A Riscone (Brunico) al ritiro della Roma, una notte si coperse con un lenzuolo trasformandosi in fantasma, spaventando il compagno di squadra, che il giorno dopo restò fermo con la febbre. Di Bruno Conti colpiscono i capelli, di cui ha una cura maniacale, ancor oggi sono tutti li, per l'invidia dei compagni di squadra. Carlo Ancelotti e Roberto Pruzzo sono i compagni della Roma con cui condivide un'amicizia senza tempo.
La partita che vorrebbe rigiocare è sicuramente la finale di Coppa Campioni persa ai rigori con il Liverpool. "Meritava di vincere la Roma.", dice con nostalgia. La partita più bella è stata sicuramente la vittoria con il Brasile per 3-2 al Mundial, la vera finale dell'82.
Bruno Conti è uno sportivo forse fuori dagli schemi. Per lui ha contato sempre la famiglia. E anche adesso che segue le giovanili della Roma, non finisce di insegnare ai giovani la vera formula per ottenere qualcosa nella vita, al di là dello sport: la determinazione, lo spirito di sacrificio, non mollare mai." Se avessi mollato dopo tutti quei provini in cui mi ripetevano: bravo tecnicamente, ma debole fisicamente..., non sarei arrivato da nessuna parte."
Tra gli aneddoti ci sono le noccioline, che piacevano anche a "papà" Enzo Bearzot: entrambi le sgranocchiavano dopo le partite. Forse attualmente non c'è nessuno come Bruno Conti. Nella sua generazione l'ala destra era fondamentale per il gioco all'italiana, con il contropiede veloce. Allora c'erano Claudio Sala, Franco Causio, e poi Donadoni. Ora il giocatore forse più simile forse è Federico Chiesa.
La Roma sta costruendo una società solida, e tra qualche anno può ambire allo scudetto. Per quest'anno sembra difficile questo traguardo. Il calcio italiano deve assolutamente riscoprire e valorizzare i vivai giovanili.
Non è facile anche motivare i giovani al sacrificio. Le distrazioni sono tante, a partire da internet e i telefonini. Bruno Conti quando lo conosci è così, uno di noi, affabile, gentile, generoso, paziente con chi vuole avvicinarlo e parlargli. Chi vuole una dedica, una foto. Ha tanta pazienza e considerazione per i suoi ammiratori. Adesso come allora la lezione del 1982 gli ha cambiato la vita, non solo professionale, ma come uomo. Uno sportivo, ma soprattutto un uomo d'altri tempi. Uno di noi.
(nella foto Bruno Conti)