Trento, 26 febbraio 2016. - di Antero Morreni
Signor Direttore, si apprende, con profonda costernazione, che un gruppuscolo di senatori del PD (Partito Disgregativo?) ha presentato una proposta per togliere dall'articolo 143 del codice Civile il riferimento all'obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi. Con motivazioni che personalmente ritengo eticamente risibili.
Come si fa, ad esempio, a dire che "è un retaggio di una visione superata e vetusta del matrimonio". Allora aboliamo il matrimonio?
Una cosa è certa: questo non è un "disegno di legge" bensì un "disegno disgregativo legami".
Sarei lieto e onorato, Direttore, conoscere il Suo pensiero in merito ...
Cordiali saluti
Caro Signor Antero,
noi viviamo in un mondo, alla rovescia. Per le unione civili (che altro non sono che un surrogato di matrimonio tra due persone dello stesso sesso) l'obbligo di fedeltà è stato cassato (come le adozioni del c.d. figliastro, che sottendono la pratica dell'utero in affitto) dal maxiemendamento renziano. Ecco, allora la giustificazione, in nome della parità giuridica, di togliere dal'art. 143 del CC l'obbligo di fedeltà tra i coniugi.
E senza alcun problema, dichiaro la mia assoluta contrarietà alle unioni civili e alla conseguente forzatura della parificazione giuridica di queste alla famiglia (" La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" art. 29, comma 1 Cost.) ) che è una sola, ben definita dalla Costituzione (artt. 29,30, 31).
Quindi, alla faccia di discutibili teorie progressiste, sono più che convinto che la legge sulle unioni civili sia assolutamente censurabile sia sul piano etico-morale che sul piano costituzionale. Claudio Taverna