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«Operazione Overlord»

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Titolo ModificatoIn risposta a Giuseppe Culicchia de «La Stampa»

Monselice, 6 gennaio 2016. - di Adalberto de' Bartolomeis*

Egregio dott. Culicchia, la ringrazio per la sua disamina che ha voluto postare in risposta ad una delle, ormai, tante mie riflessioni a riguardo di un fenomeno altrettanto epocale di flussi migratori che sopraggiungono giornalmente come primo approdo, in Italia e poi, non con pochi ostacoli di transito, si spingono in altri Stati europei.

Mi vorrei permettere l'ironia dell'allusione al titolo, senza volere mancare di rispetto ad un fatto storico tanto doloroso, quanto necessario, quale fu lo sbarco in Normandia. Ma sa, io non esito a definire gli afflussi continui che si prolungheranno senza limite di tempo come una vera "Operazione Overlord", seconda edizione con tanto di riappropriato nome in codice che ridentifica un secondo piano d'invasione dell' Europa, con l'obiettivo di insediarsi al pari dei nostri coloni, ma al contrario però, perchè così si tratta.

Tutta questa gente che si vuole identificare a vario titolo come profughi, chiedenti asilo politico e, clandestini, non dimentichiamoci che ci sono pure questi, è vero, come dice lei, che un giorno potrebbero essere i nostri figli, non certo per le sole ragioni climatiche. Le ragioni stanno nella loro speranza di una vita migliore, solo che in un costante afflusso migratorio di massa l'esodo non basta più, è una parola che limita in un determinato periodo temporale uno spostamento di genti, anche di popoli, come fu in passato in Asia, in Mongolia, con transiti, anche per necessità climatiche. Adesso il fenomeno non è solo una necesssità, ma un' opportunità che la politica dei governi istituiti nel principio dell'accoglienza, come valore fondante e supremo di democrazia, ovvero, sancito nella libertà dell'uomo, rifiuta un qualsiasi respingimento, in virtù, appunto, di un diritto: che l'uomo sia libero di andare dove vuole.

Avendo assimilato ed accettato, anche per ordinamenti costituzionali un concetto così liberale, questi governi non si rendono conto che, prima o poi, esiste uno spazio vitale, dove riesce difficile pensare che si realizzi una piena integrazione di chi sta migrando e confluendo in una porzione del continente europeo! Per integrazione è chiaro che la stessa s'identifichi nel fondersi in altra cultura, in questo caso, occidentale, con utilità per la Nazione che li riceve, ovvero, nell'aspetto occupazionale, di lavoro e quindi di risorse aggiuntive, così come libere professioni di culto e di lingue. Vedo tutto questo, per ora, una pura chimera, un "film", non so se dire un incubo, ma comunque difficilmente perseguibile e realizzabile, non omettendo inevitabili forti contrasti sociali.

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*Caro Direttore, sopra riportata, la contro risposta che ho voluto dare al giornalista de "La Stampa", Giuseppe Culicchia, di Torino, che il 4 gennaio 2017 ha pubblicato un mio scritto, già noto nel giornale "on-line" Trentino Libero,ma che aveva tutt'altro titolo titolo: "Chi è cagion del proprio male scagli la prima pietra:la politica", mentre il redattore lo ha cambiato, cercando di dare un significato diverso, non pertinente al mio contenuto, con: "Un giorno i migranti climatici potrebbero essere i nostri figli".

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