Aosta, 24 febbraio 2017. - di Giancarlo Borluzzi
Stimato Direttore, nel suo congresso a Pont Saint Martin la forza politica valdostana con più voti ha preferito recitare la parte della maestra che promuove o più sovente boccia gli scolari anziché mettere mano a una doverosa modifica del proprio surreale statuto i cui contenuti sono alla base della finzione di residenti tutti uguali tra loro ma diversi da quello che effettivamente sono.
Sottolineo che Luciano Caveri (1), le cui visioni politiche sulla Valle sono sovente all'opposto delle mie ma cui riconosco preparazione e coerenza, ha finalmente avuto il coraggio di scrivere che si devono superare i tabù riconoscendo che "non è insultare Emile Chanoux se si segnala la scarsa qualità e stridori di certa sua produzione letteraria".
L'Union Valdotaine considera propria "radice" uno scritto di Chanoux in cui si evidenzia un tasso di xenofobia superiore a quello di quanti oggi sono ritenuti xenofobi e diretto non verso i clandestini, bensì nei confronti degli italiani non autoctoni giudicati "altra razza" rispetto agli autoctoni, con questi ultimi ritenuti "superiori per intelligenza" rispetto ai residenti in Valle originari di altre regioni.
Questa "radice" andrebbe cancellata dal sito dell'UV sia perché insostenibile nel merito, sia perché offensiva nei confronti di italiani liberi di fissare la propria dimora dove vogliono senza sottostare a risibili classificazioni. Ma queste "radici" sono gravi anche perché alla base dei primi due articoli dello statuto unionista ove si sciorinano concetti totalmente privi di senso.
Si indica l'obiettivo di un "incremento del carattere etnico e linguistico del popolo valdostano": ma una persona che giunge in Valle da altre regioni non fa ipso facto parte di un ipotetico nuovo popolo che cancella quello di provenienza se ritenuto esistente; quindi tale persona non è sottoponibile a tentativi di modifica del proprio DNA, operazione improponibile, e di quello linguistico, come dimostrato dal fatto che l'imposta infarinatura scolastica della lingua francese non ne genera un utilizzo nel quotidiano.
Le persone devono essere libere di estrinsecarsi come desiderano senza tentativi esterni di modificarne a tavolino le caratteristiche; dalla sommatoria delle libere scelte personali discenderà l'eventuale specificità di una parte d'Italia rispetto ad altre.
Sempre il predetto statuto unionista afferma che si deve "favorire la collaborazione tra le comunità etniche": ma quella valdostana non esiste trovandoci nel 2017 di fronte a una mescolanza di variegatissimi residenti doverosamente recalcitranti di fronte a tentativi di loro modifiche nei laboratori della politica per allinearli al prototipo di valdostano gradito a Chanoux; e in Italia non esistono neppure altre etnie con cui collaborare da parte della fantomatica etnia valdostana creata con aggiustamenti etnolinguistici.
Nello statuto unionista esistono molteplici altre affermazioni che stridono con l'evidenza, per non dire col buon senso comune, e che vanno stigmatizzate perchè premessa per un integralismo culturale che danneggia i residenti desiderosi di realizzarsi culturalmente in base a parametri solo propri; integralismo favorito da un'accettazione frutto di apatia, paura espositiva, silenzio legato al timore di perdere l'indennità per un inesistente bilinguismo.
La Valle d'Aosta è gravata da tanti e corposi problemi, ma l'assuefazione a un monoculturalismo basato sulle facezie è l'aspetto più condannabile e per questo va lodata la presa di posizione di Luciano Caveri, persona che ha conosciuto dal di dentro l'UV e ne ha portato le istanze (fingendole colpevolmente quelle di tutti i residenti) nelle massime istituzioni regionali, nazionali e continentali.
(1) http://www.lucianocaveri.com/blog/2017/02/21/i-tab%C3%B9-della-storia