
Nonostante il continuo promettere e inserirla come priorità di recupero, tanti sanno quanto sia importante questa chiesa, che oltre ad essere collocata in pieno centro urbano e in una piazza da poco restaurata, è un monumento storico che ha ospitato parte del famoso Concilio di Trento iniziato nel 1545.
Essendo tutt'oggi un luogo di culto Cristiano, dovrebbe essere accessibile quotidianamente sempre sia per i fedeli e sia per i turisti, e per questo la sua chiusura è un brutto segnale di decadenza per l'immagine di Trento. Arrivare a chiedere la presenza di volontari o presidiarla internamente come fosse una fortezza è l'ultima delle più insperate soluzioni a cui si poteva incorrere.
Neppure il tentativo della presenza simbolica del nostro vescovo Lauro Tisi è riuscito a far da deterrente ai continui atti vandalici e furti che si verificano al suo interno. Questo è un segno dei tempi, anche perché duole oramai dirlo, manca quella massiccia presenza dei tempi passati dei fedeli che probabilmente sancirebbe un allontanamento dei malintenzionati nei suoi paraggi.
La zona attinente alla chiesa oramai è un triste mercato per lo spaccio, dove operano soprattutto molti stranieri (noti anche dalla polizia locale) che forniscono addirittura alla luce del sole le dosi di droga ai tanti consumatori là appositamente convenuti (già questo indice di disagio della nostra comunità).
Non bastasse ciò, sono soventi i disordini, le risse, gli atti vandalici, le violenze e le lotte tra bande rivali o tra balordi spesso ubriachi, che usano come latrine i muri circostanti oltretutto imbrattati con scritte e slogan demenziali.
Un degrado che si sta espandendo a macchia d'olio, già situazioni simili oramai esistono a San Pietro, piazzetta Anfiteatro, San Marco, dove gli acri odori di urina si fanno sentire penetranti come dentro ad un vespasiano ben trascurato.
Questa decadenza di civiltà rovina la vivibilità e trascina al ribasso il valore del nostro patrimonio storico e culturale, che non è fatto solamente di installazioni natalizie e di casette in legno per i mercatini.
A confermare questa allarmante situazione intervengono pure gli stessi studi elaborati da gruppi di ricerca come "eCrime" dalla Facoltà di Giurisprudenza a Trento, che ha quantificato come il 70% dei cittadini si sente per insicuro, tutto questo frutto di analisi elaborate da un sofisticato sistema informativo di raccolta dati sul crimine e dei disordini urbani.
Comprendiamo quindi tutte le varie associazioni e i membri esasperati del comitato di rinascita, che già ai tempi della ristrutturazione della piazza chiedevano al sindaco Andreatta più impegno nel risolvere la galoppante situazione di disagio, e lui tra un sorrisino e il solito "vedremo, faremo, analizzeremo, interverremo" alla fine è punto e a capo di niente di soddisfacente.
Ancora c'è da formare seriamente una squadra antidegrado di polizia locale, con agenti assunti recentemente dopo anni di richiesta e pure a tempo determinato, mentre la presenza costante nelle zone calde suddette latita. Pure il daspo è applicato nel modo più blando, e l'effettiva espulsione di chi non è in regola mostra lo specchio di quello che un'amministrazione di centro-sinistra (che poi è il riflesso delle politiche nazionali) non vuole applicare fino in fondo, magari per blocchi ideologici in cui il rigore e l'ordine forse sono un richiamo a qualcosa solamente per loro d'inquietante, situazione dalla quale però non riescono ad uscire consegnando dunque tutto al peggio.
Sarebbe opportuno che gli stessi governanti locali girassero più spesso e stessero più a lungo in queste zone, invece di apparire all'istante in prima fila quando si tratta di eventi e di inaugurazioni mondane, facendosi fotografare tutti quanti belli e sorridenti in compagnia del divo o personaggio di turno, quasi a cercare di volersi prendere dei meriti delle iniziative solo di successo, nascondendo invece quello che oramai non riescono più a risolvere grazie alle loro incapacità politiche e amministrative.
* di Agire per il Trentino