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"Fake News" e politica, che fare in vista delle elezioni?

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GiannPiero RobbiTrento, 2 dicembre 2017. - di Gian Piero Robbi

Egregio Direttore, archiviato il voto siciliano con la vittoria del centrodestra unito, la conferma del Movimento Cinque Stelle e la crisi del Partito Democratico, è già cominciata la lunga campagna elettorale che porterà alle elezioni politiche che, stando a molti rumors, dovrebbero svolgersi l'11 marzo.

Più che mai, la caccia al voto avverrà sul web e soprattutto sui social media ed è per questo che il leader del PD, Matteo Renzi, ha voluto subito concentrare l'attenzione sulle ormai famigerate 'fake news', ovvero le notizie fasulle che girano spesso su Facebook & Co., facendo leva sulla gente comune che ritiene tendenzialmente vero ciò che legge, senza curarsi della fonte e delle opportune verifiche.

Matteo Renzi se l'è presa soprattutto con la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle, sostenendo l'esistenza di uno "strano rapporto" che legherebbe il movimento di Matteo Salvini con quello di Beppe Grillo. Il motivo? Ci sarebbero siti collegati alla Lega accomunati in rete al M5S dalla stessa matrice pubblicitaria, ovvero legata agli stessi soggetti.

Insomma, in poche parole, Renzi lancia il sospetto che ci sia non solo una matrice politica dietro a un'organizzazione che sviluppa e diffonde ad arte le fake news ma anche economica. Sia il M5S che la Lega Nord, comunque, hanno rispedito l'accusa al mittente.

Al di là del dibattito politico e dello scambio di accuse, il tema delle fake news non è marginale. Sì, perché è evidente che una notizia fasulla ben congeniata, pubblicata da pagine Facebook con centinaia di migliaia di fan e gruppi con altrettanti iscritti, possa creare un danno politico.

Per la stragrande maggioranza degli utenti dei social network, infatti, non conta tanto chi ha scritto la notizia - non importa che sia il Corriere della Sera o "Il Daino Quotidiano" o anche "Il Fatto Quotidaino" - quanto la 'notizia' in sé, spesso concentrandosi soltanto sul titolo, senza neanche cliccare sul link e scoprire, magari, che si tratta di un sito poco attendibile.

La fake news, inoltre, non riguarda solo una notizia condivisa sui social media ma anche delle foto 'sic et simpliciter'. Il caso recente più noto è quello di una foto in cui sono ritratti vari esponenti del PD a un funerale - tra cui Maria Elena Boschi - e una didascalia che dice: "Guardate chi c'era a dare l'ultimo saluto a Totò Riina".

Ora, la gente con un minimo di intelletto non c'è di certo cascata: al Capo dei Capi non è stato concesso alcun funerale (in quanto scomunicato dalla Chiesa), a malapena la benedizione. Per di più, ammesso e non concesso che siano stati celebrati i funerali di Riina, poteva mai essere con tanto di presenze politiche?

Eppure, in migliaia hanno condiviso quella foto e in migliaia hanno commentato, scrivendole di tutti i colori contro la Boschi e gli altri del PD. Un esempio che dimostra che il problema della fake news può essere davvero fondamentale ai fini dell'accaparramento del consenso per le elezioni dell'anno prossimo.

Tuttavia, quale soluzione? Già Facebook in sé sta dando la caccia a chi diffonde fake news. Non solo ogni utente può segnalare una bufala ma Facebook si sta auto-monitorando per verificare i contenuti condivisi dalle pagine con centinaia di migliaia e anche milioni di fan e molte sono state già chiuse. Chi dovrebbe intervenire, inoltre, è l'Ordine dei Giornalisti, segnalando alle autorità i siti che si travestono di giornali pur non essendolo (ad esempio, è necessaria la pubblicazione del nome del direttore responsabile, dell'editore e dei contatti).

Dopodiché, chi di competenza dovrebbe attrezzarsi per 'spegnere' tali siti. Attenzione, però, non è detto che quest'ultimi diffondano fake news per soli fini politici. Anzi, la maggioranza lo fa per un mero fine economico, sfruttando le possibilità di guadagno dato dagli annunci (come quelli di Google, per intenderci). Insomma, il problema delle fake news c'è ma non sarà affatto facile sradicarlo. Può essere solo contenuto.

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