
Sì, c'era una volta... perché ora non c'è più... Pure Beppe Grillo si è ridimensionato. Il Movimento Cinque Stelle che sta facendo campagna elettorale per il voto del 4 marzo è lontano parente di quello delle origini, dove vigeva il principio della democrazia diretta e dove ogni iscritto era uguale a un altro.
Oggi, invece, il Movimento Cinque Stelle è sempre più un partito: fa calcoli, strizza gli occhi agli avversari per eventuali accordi governativi e soprattutto candida gente esterna, come nei casi del comandante anti-schettino Gregorio De Falco, dei giornalisti Emilio Carelli e Gianluigi Paragone e del presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, i cosiddetti "super competenti...".
Nomi nuovi, insomma, che hanno lo scopo di smuovere voti, utilizzando così la stessa strategia dei partiti che il M5S sostiene di contrastare. Candidati che non sono passati da alcuna forma di voto interna ma dal beneplacito della classe dirigente del Movimento.
Candidati dalla storia trasformista, come Gianluigi Paragone, che è stato anche direttore de La Padania, il giornale di partito della Lega. Insomma, la favola del Movimento anti-sistema e anti-casta si è conclusa. E stavolta non con il classico "e vissero felici e contenti".