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Il 4 marzo non andrò a votare!

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Giancarlo BorluzziAosta, 5 febbraio 2018. - di Giancarlo Borluzzi

Stimato Direttore, il 4 marzo non andrò a votare, lo farei in qualunque altra regione. Ho la mia specificità culturale, non voglio modificare quella altrui e detesto l'ipocrisia valdostana relativa a una lingua francese defunta, ma imposta in ogni scuola a causa di uno Statuto regionale antidiluviano che va aggiornato affinché i valori della Costituzione, in primis quelli contenuti nei suoi articoli 2 e 3 che difendono la dignità delle persone e l'uguaglianza tra le stesse, non siano più calpestati.

Gli aedi di un trapassato non resuscitabile si sono impossessati dell'immagine della regione, deformandola grazie alla finzione francofona che si perpetua nel totale disinteresse dei Governi nazionali che hanno sempre bevuto la falsa rappresentazione di questo lembo d'Italia da parte di eletti che hanno portato a Roma non la Valle d'Aosta che esiste, ma quella che vorrebbero esistesse. Purtropposulla pelle di residenti cui viene imposto, nell'ambito della finzione di una francofonia in Valle presente quanto i cammelli per le strade, uno studio del francese che va sostituito dalla libera scelta della lingua da affiancare all'italiano per tutto il corso degli studi, scelta che nulla toglierebbe ai pochi che, comico, in Valle hanno il francese nel cuore ma non sulle labbra. Eliminerebbe solo la possibilità di fingere fuori regione una monoliticità francofona che va spazzaturata perché la libertà linguistico-culturale dell'uno termina dove inizia quella altrui.

Chi gioisce estraneaniandosi dalla realtà si rifugi pure nell'illusione di trovarsi nel trapassato, ma chi ha spirito, curiosità e intraprendenza per girare nel mondo sa che l'inglese è la lingua universale e a qualche centinaio di chilometri dalla Valle il francese non serve a nulla. Liberi i buontemponi di fingere il contrario, ma ciascuno deve decidere in base al proprio abito mentale i percorsi linguistici che lo riguardano, senza signorotti medioevali che pretendono di decidere per altri confortati dagli attuali dettati di uno Statuto regionale che va aggiornato perché calpesta articoli costituzionali e buon senso comune. Il cosiddetto plurilinguismo è solo un'insensata battuta propagandistica finalizzata al mantenimento dell'imposizione del francese alla pari dell' italiano nelle scuole, ricorrendo anche alla dannosa quanto inconcludente freddura chiamata "adaptation".

Dopo il 4 marzo andranno a Roma due persone che vorranno mantenere lo status quo linguistico attuale; nessuno dei sicuri perdenti alle prossime politiche (ed elemosinanti una visibilità pagante per le elezioni regionali) ha esternato la minima critica all'attuale deformazione della realtà valdostana, allineandosi a chi prevarrà nell'urna e cavalcando il bizzarro concetto di difesa dell'autonomia solo perché questa è identificata dall'elettore impreparato quale premessa per i privilegi goduti dalla regione. L'opposizione regionale è tutt'uno con la maggioranza perché non comprende che la principale autonomia è quella culturale, linguistica, legata a una personale specificità che non va cambiata da chi giunge in Valle o dagli autoctoni illuminati come fosse un paio di mutande per annullarsi nell' illiberale visione della maggioranza regionale. Nessuno a Roma tocca l'autonomia relativa alla gestione delle peculiarità montane e nessuno deve fingere tale autonomia fondata su finzioni francofone ed etniche con sconfinamenti nella razza come fece Chanoux. Navigo sopra a queste sceneggiate e per non mescolarmici starò lontano dal seggio il 4 marzo, ma successivamente collaborerò per evidenziare il baratro tra la realtà effettiva e quella romanzata a Roma da chi sarà eletto e vorrebbe mantenere l'attuale finzione col beneplacito di chi non comprende i termini della carnevalesca quanto penalizzante questione.

Il 4 marzo non andrò a votare!

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