
Siamo sulla soglia dell'emergenza, attendere significherebbe la caduta di intonaci che già evidenziano crepe dappertutto, sulle pareti come sulle coperture delle navate interne, con la compromissione di affreschi murari, belli sia singolarmente, sia visti nel loro insieme in quanto diffusi in ogni parte dell'interno.
Porre mano a questa che è una delle vere specificità valdostane richiede denaro. Ma, eliminando gli sprechi causati dalle degenerazioni della politichetta dei localisti, le risorse si troverebbero in abbondanza. Esistono sprechi di vario genere i cui importi, sommati, permetterebbero di ridare lustro al retaggio architettonico della regione.
In Valle d'Aosta i localisti, calimeri impenitenti, inventano attentati a un'autonomia oggettivamente ineliminabile in quanto l'amministrazione dell'ambiente montano richiede un'esperienza specifica posseduta da chi vive quotidianamente la montagna.
Il dramma consiste nella visione artatamente quanto giullarescamente distorta dell'autonomia: questa viene rivendicata non quale premessa per una saggia amministrazione, ma come segno differenziante i variegatissimi residenti in Valle dagli altri italiani e, in tale ottica insensata, si sprecano denari per iniziative reclamizzanti dialetti appannaggio di una men che esigua minoranza e di una lingua francese defunta..
E' scontato che una migliore gestione della Valle sarebbe assicurata da altoatesini o bavaresi o savoiardi, ingaggiati e pagati per demandare loro il compito di amministrare la regione: casserebbero le spese propagandistiche su un'identità etnolinguistica regionale di patologica fantasia e si focalizzerebbero, anche ma non solo, sulla salvaguardia dei veri patrimoni artistico-culturali della Valle d'Aosta, intervenendo in primis sulla bella chiesa di Doues il cui stato non tange a localisti tutti presi dalle frottole etnolinguistiche.