Lettera di Laura Mezzanotte, componente del Corecom provinciale
Trento, 26 marzo 2018. - di Laura Mezzanotte*
Caro Direttore, frequentiamo entrambi a vario titolo da moltissimi anni la politica trentina (tu molto più intensamente di me, in verità) e devo dirti che ho trovato sorprendente l'articolo pubblicato dal tuo giornale il 9 marzo scorso in cui - riassumo per il lettore distratto - affermavi che il Corecom, di cui faccio parte, sarebbe asservito alla politica per il solo fatto che l'Agcom aveva preso, in un preciso caso, una decisione difforme rispetto a quella proposta dal Comitato trentino ( http://www.trentinolibero.it/cronaca/cronaca/cronaca-provinciale/13591-2018-03-09-14-38-24.html)
Poiché ho trovato il contenuto e i toni del tuo articolo decisamente fuori misura mi permetto, a titolo del tutto personale, di fare alcune precisazioni In primo luogo va detto che in questa tornata elettorale sono state presentate al Corecom varie segnalazioni relative a presunte violazioni della "par condicio" elettorale. Per ognuna di esse ho espresso in sede di Comitato le mie valutazioni.
Tra queste terrei a ricordare ad esempio la segnalazione presentata dal consigliere Borga relativa ad una comunicazione istituzionale del presidente della giunta e dell'assessore competente sulla rivista dell'ITEA. Un caso in cui la violazione della legge sulla par condicio si concretizzava pienamente e sulla quale il mio parere - registrato a verbale - era di sanzionare. Valutazione che il Comitato ha poi fatto propria, come potrai verificare se vorrai andare a controllare i documenti. (In quel caso, verificatosi pochi giorni prima di quello di cui parliamo ora, io e l'intero Corecom quindi non siamo stati "asserviti alla politica", o sbaglio?)
In secondo luogo devo dirti che resto ancora oggi convinta che il caso di specie non andasse sanzionato, in base ad un ragionamento del tutto estraneo alle valutazioni politiche che tu mi attribuisci (indicando l'intero Corecom, quindi anche me, come asservito alla politica) e basato esclusivamente su motivazioni giuridiche.
Permettimi quindi di entrare nel dettaglio del ragionamento.
La legge sulla par condicio, all'art. 9, prescrive che "Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni. " Il primo elemento che giustifica la deroga, nella legge, riguarda l'indispensabilità per l'assolvimento delle funzioni. Partiamo dal contesto. A febbraio scorso si è aperto sui media trentini un dibattito relativo alla funzionalità e sicurezza del servizio elicotteri provinciale. In questo quadro il consigliere Claudio Cia aveva presentato una lunga interrogazione al presidente della giunta in cui si mettevano complessivamente in dubbio sia la funzionalità che la sicurezza del servizio stesso. Tale interrogazione era stata ampiamente pubblicizzata dal consigliere stesso a mezzo di conferenza stampa. Quindi l'opinione pubblica aveva ricevuto il messaggio che gli elicotteri provinciali non
erano sicuri.
Il primo cardine del mio ragionamento è stato che la diffusione di questa percezione nel pubblico non è cosa che un amministratore pubblico possa tralasciare, tanto più se chiamato in causa personalmente. Non stiamo parlando della funzionalità delle fotocopiatrici, tanto per capirci.
Proprio per la materia trattata io ho ritenuto che il dovere di un amministratore di rassicurare il pubblico rendesse la risposta indispensabile e indifferibile, nonostante il periodo di par condicio, perché rifacendoci ai principi del nostro ordinamento, la "cura del buon padre di famiglia" richiede che a fronte della percezione di un pericolo ci sia un'azione di informazione e rassicurazione. (Non fa parte dei miei compiti valutare il merito della risposta, se sia stata sufficiente o veritiera o altro: a me basta sapere che un amministratore può e deve reagire di fronte a questa eventualità e lo deve fare in tempi adeguati ai meccanismi di comunicazione pubblica esistenti).
Il secondo elemento che ho valutato è l'altro parametro previsto dalla legge per le deroghe, ovvero l'impersonalità. Su questo piano il mio ragionamento parte dal fatto che la segnalazione al Corecom prende origine da una interrogazione diretta personalmente al presidente della giunta Ugo Rossi da parte del consigliere Cia. La sua interrogazione infatti non era diretta genericamente alla giunta, ma al presidente, citato con nome e cognome. Il quale, a mio modo di vedere, aveva diritto di rispondere personalmente, perché
in caso contrario avrebbe potuto essere accusato di volersi sottrarre alle proprie responsabilità. Oltre ad una regola di buon senso per cui se una persona viene chiamata in causa ha il diritto/dovere di rispondere personalmente.
Entrambi i presupposti per la deroga al divieto erano quindi per me soddisfatti e non esisteva violazione.
Per questo la decisione dell'Agcom mi ha sorpreso. La rispetto, ma non la condivido. A tal punto che sto preparando una richiesta di chiarimento agli uffici centrali. Penso infatti che la "comunicazione istituzionale" di cui si parla nella legge sulla par condicio riguardi le azioni comunicative motu proprio e non la possibilità di rispondere quando si viene chiamati direttamente in causa. Altrimenti, paradossalmente, chiunque potrebbe "sparare sul pianista" in tempi elettorali sicuro che solo la sua voce venga diffusa al pubblico perché quella di chi amministra viene totalmente silenziata. Un tale scenario mi pare confliggere con svariati principi della nostra costituzione.
Ti terrò debitamente informato del seguito di questa vicenda perché la ritengo importante dal punto di vista generale e ti sarò grata se vorrai pubblicare questa mia, che firmo a titolo strettamente personale, integralmente.
* componente del CORECOM della Provincia autonoma di Trento
Gentile signora Laura Mezzanotte, pubblico integralmente la Tua lettera riconoscendoTi il diritto di replica. Tuttavia, confermo il mio articolo del 9 marzo scorso «Il Corecom è asservito alla politica: dimissioni subito!» che fa seguito al precedente, in questo caso comunicato, sempre del 9 marzo c.m. « L’AGCOM sanziona la Provincia per la “sfuriata” di Rossi contro Claudio Cia».
Al di là di qualsiasi altra considerazione, è appena il caso che Ti ricordi che il Comitato per le comunicazioni (CORECOM), organo collegiale, è di nomina politica. Con i migliori saluti Claudio Taverna