Monselice, 29 marzo 2018. - di Adalberto de' Bartolomeis
Caro Direttore, io credo che avere appreso lunedì mattina la scioccante notizia che il conduttore televisivo Fabrizio Frizzi era improvvisamente morto, mi sento d'interpretare tanta tristezza, senza indugio, a nome di una vasta collettività, come un duro colpo.
È come se ci avesse lasciato un caro fratello. Ho stentato a crederci ma quando il passare delle ore hanno ampiamente informato l'opinione pubblica sul decesso di questa persona, così genuina nel tratto, dai modi signorili, garbati, di grande naturale gentilezza, ma soprattutto di raro altruismo, eccezionale disponibilità, a tal punto di donare persino il proprio midollo osseo ad una giovane ragazza che stava morendo di leucemia, io penso che nell'elegante riservatezza in tutto, fino addirittura alla sua stessa fine, perché quest'uomo era purtroppo molto consapevole che il suo destino fatale si stava compiendo, lo rende, senza retorica, senza nessun luogo comune, un eroe autentico.
Fabrizio Frizzi é riuscito a sdrammatizzare fino all'ultimo, in televisione, davanti a chi lo osservava, gli parlava, ai telespettatori e forse ai suoi familiari un pericolo in agguato, da quando scoprì una malattia, con l'ischemia a settembre dell'anno scorso e chissà altro.
Fingeva, quindi, di stare bene, cercava di continuare a presentarsi al pubblico come quello di sempre, un eterno ragazzone che purtroppo l'eterno è svanito troppo presto. Soltanto uno stretto abbraccio con un concorrente del suo programma "l'Ereditá" ha fatto presagire, anche a chi ha ricevuto, in quel momento, quel tipo di abbraccio che lui si stava accomiatando dalla vita. Un altruismo di sentimenti umani che hanno dell'unico, perché di grande coraggio di fronte ad un appuntamento prematuro che lui stesso sapeva di contare ormai il tempo. Queste mie considerazioni lo rendono perciò un eroe.