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La Stampa, apripista Rai

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Caro Direttore, il quotidiano La Stampa viene utilizzato dalla Rai valdostana quale paravento per la propaganda francofona sciorinata nel radiogiornale mattutino delle ore 7.15. Il paradosso: La Stampa opta per un’informazione oggettiva anche se, come testata privata che vive di copie acquistate per libera scelta, potrebbe legittimamente cavalcare qualunque finalità soggettiva, mentre la Rai valdostana è un servizio pubblico con un canone imposto e quindi dovrebbe essere caratterizzata da contenuti oggettivi, senza forzature nel bizzarro interesse politico di chi vive di finzioni. Ogni mattina, in tale radiogiornale, dopo una canzoncina che pare un inno ad Allah e dopo alcune notizie, chi legge passa ai giornali del giorno: viene sempre citata per prima La Stampa, riferendo un suo titolo che generalmente riguarda un argomento già trattato poco prima. Poi si accenna a un paio di altre testate, online o della carta stampata, per passare (utilizzando il francese  desaparecido in regione) a giornali di Savoia e Vallese ignoti ai più.

Gli argomenti (sovente trattati con una padronanza del francese che non giudico essendo ancora pervaso dalla bontà apportata dal Natale) sono di interesse men che nullo in omaggio a un capovolgimento del giornalismo: si ricorre a notiziole quale pretesto per l’utilizzo di un idioma. E’ evidente che il notiziario punta ad accreditare il francese come lingua usata in Valle e, per superare  il controsenso dato dal fatto che tale idioma è sparito in regione, inizia da testate in italiano con La Stampa strumentale apripista.

Cà nissiuno è fesso: pare che chi è entrato nella struttura programmi locale maneggi la Rai nell’esclusivo interesse del suo movimento politico, come dimostrato da un variegato elenco di fatti di cui il radiogiornale indicato è solo un esempio. Non si può pagare un canone e poi vederlo utilizzato per una propaganda che perpetua le finzioni sul francese nell’ingenua illusione di caratterizzare la regione come diversa da quella che è.

Ciò offende residenti e turisti, ritenuti tutti incapaci di comprendere  il giochino del  cercare di instillare in maniera subliminale l’esistenza di una lingua che nessuno ascolta trovandosi a qualunque ora in qualsiasi angolo della Valle. Questa degenerazione del servizio pubblico non è accettabile. I vertici nazionali della Rai devono riallineare alla realtà la sede valdostana affinchè non sia vettore di battaglie partigiane, fondate oltretutto sull’assurdo: più l’utilizzo (non generalizzato!) del francese in Valle diventa un lontano ricordo, più qualcuno si ostina a volerlo innaturalmente fingere vivo.            

 

Giancarlo Borluzzi - Aosta

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