Monselice, 29 aprile 2020. - di Adalberto de' Bartolomeis
Stimato Direttore, desidero riportare alla memoria collettiva di chi, ancora, dopo 75 anni, ha voluto, a mio avviso, anche in buona fede, ma erroneamente, "festeggiare" ( manifestazioni, tutte, sospese per epidemia di Coronavirus in atto) il 25 aprile 1945, come Festa della Liberazione, in Italia.
Data quanto ben nota agli storici, ma non esatta come cessazione di una guerra lunga e sul finale fratricida. Difatti, solo per citare un fatto, tra i tanti che avvennero, di stragi, massacri nel Nord Italia, sempre dopo il 25 aprile 1945 c'è chi, ancora oggi, può testimoniare, cosa accadde la mattina di lunedì 30 aprile 1945, in Piazza Mazzini, a Merano, in un'ora di fuoco, tra le ore 11.00 ed ore 12.00.
Molte persone morirono per la crudeltà di un nemico che non accettava una sconfitta, nonostante la resa parlamentare avvenuta il giorno prima. Alcuni rappresentanti delle forze armate alleate che erano sopraggiunti, inglesi ed americani, insieme ad altri rappresentanti italiani del Corpo partigiano "Volontari per la Libertà ", convinsero, il giorno prima, nella sede del Municipio, l'ultimo ottuso resistente ad accettare la resa che lo stesso generale Wolf, da Bolzano, aveva ordinato al capo delle SS Anton Brunner, comandante della piazza di Merano, di controfirmarla.
Ignari ed increduli di quanto sarebbe avvenuto il giorno dopo, tra canti di giubilo da parte di molti italiani che inneggiarono che la guerra era finita, altri, collaborazionisti di lingua tedesca, invece, incitarono alcuni militi delle SS ad aprire il fuoco sulla folla. Fu un attimo: un massacro; spari a raffica da parte di quattro soldati germanici, schierati da una parte opposta dell'incrocio in via degli Alpini.
Fu un'autentica fucilazione. Ci fu chi dai tetti lanciò sulle persone che presero a fuggire persino bombe a mano. Trovarono morti dappertutto, alcuni bambini riversi nel greto del fiume Passirio.
Il generale Mark Clark, da Caserta, venne informato immediatamente della strage e sollecitato a scrivere alle Nazioni Unite un rapporto fornito dal diplomatico dell'OSS, statunitense Allen Welsh Dulles sull'eccidio, di cui riporto il testo: "La prego di informare le Nazioni Unite ed il governo italiano: 15 morti a Merano, di cui tre bambini, un inglese ed un prigioniero di guerra americano. Numerosi i feriti. Nessun sudtirolese tra le vittime. Gli italiani del CLN, molto disciplinati, non hanno sparato. Il CLN/Alto Adige si rende chiaramente conto delle difficoltà di impedire che la lunga eredità dell'odio contro le forze germaniche e dei loro collaborazionisti faccia altre vittime. Comando generale tedesco conferma la resa incondizionata di tutte le unità armate fino balla frontiera del Brennero, però si oppone a trattazioni di capitolazione con il CLN e pretende delegati autorizzati".
Questo fu il tenore di tensione di quel giorno. Oggi la piazza Mazzini ha, per memoria agli sfortunati che morirono subito e molti altri dopo, negli ospedali, nel suo incrocio con via XXX Aprile "Piazza 30 aprile 1945 " Martiri della Libertà.