Monselice, 12 marzo 2021. - di Adalberto de' Bartolomeis
Egregio Direttore, leggo, da diverso tempo, una "diatriba", a mio avviso, piuttosto inconciliabile, ormai, con i tempi nostri, riguardo le varie prese di posizione che alcuni lettori affidano, con i loro scritti, al quotidiano "Il Giornale", richiesto, fortunatamente, da molte persone.
Scrivono ed esprimono opinioni, tutte rispettabilissime, sia ben chiaro, che si discostano dal nobile gesto, io credo sincero, ma soprattutto da galantuomo, quale sia stato quello del Signor Emanuele Filiberto di Savoia che, proprio su questa testata, ha voluto spiegare, in maniera più che esaustiva, le scuse che arrivano da un membro di Casa Savoia, riguardo un comportamento fortemente remissivo ed omissivo da parte dei suoi antenati, nel reagire contro le imposizioni delle leggi razziali che il governo Mussolini introdusse in Italia, con circolari, proclami ed altro, previo decreto, nell'autunno del 1938.
Io dico che, per quanto vero che nessuno del Casato discendente da quel "Re Soldato", Vittorio Emanuele III abbia pensato di trovare tempo e modi per dimostrare invece una sensibilità che andava fatta e sarebbe stata più che doverosa, meglio tardi che mai, invece, che l'attuale principe Emanuele Filiberto di Savoia abbia voluto esprimere le scuse da parte della sua ex Casa Reale, motivandole e dettagliandole in un suo preciso intervento! Un lettore si richiama al latino dicendo "cui prodest", ovvero "a chi giova?"
E io dico, ebbene sì, giova che lo abbia fatto e non escludo che lo faccia anche il padre Vittorio Emanuele di Savoia e la madre, forse, ma è una Doria... Mai dire mai! Mai disperare! Giungono tardive dopo ben 83 anni?
Lo saranno pure, ma sono comunque arrivate, scritte, a tutta la Nazione, a tutti gli ebrei, a tutti gli italiani e non, per mezzo di un giornale. Questo gesto è già sufficiente, per conto mio e se non discolpa nella Storia l'acquiescenza e la reticenza da parte di chi furono i regnanti in Italia in quel periodo, fino alla proclamazione della Repubblica ed anche dopo, con l'esilio Umberto II, il pronipote del bisnonno Vittorio Emanuele III ha dimostrato avvedutezza e sensibilità.
(nella foto Vittorio Emaniele III Re d'Italia)