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Lega e Valle d'Aosta

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Umberto BossiAosta, 10 aprile 2012. - Caro Direttore, le reazioni ai fatti coinvolgenti la Lega dimostrano la superficialità dell'opinione pubblica verso la politica: non si può identificare quest'ultima con un suo aspetto epidermico quale l'utilizzo "disinvolto" dei rimborsi elettorali (condannabile finanziamento pubblico mascherato). La Lega andava invece demonizzata da decenni, con l'acredine attuale, per l'immissione nel dibattito politico della facezia chiamata Padania, esistente quanto i dromedari lungo il corso del Po.

Ipotizzare le sorti di una parte d'Italia separabili da quelle di un'altra è stata una farneticazione non adeguatamente beffeggiata; il berlusconismo, poi, pur di incollarsi al potere, si è alleato per lustri con la Lega e i media hanno insensatamente etichettato come di centrodestra tale innaturale cocktail scordando che l'unità nazionale è un valore irrinunciabile per la vera destra. Ora il berlusconismo è finito: in poche settimane Monti ha realizzato quelle riforme riguardanti il mondo del lavoro che in decenni il Cavaliere non ha proposto in quanto telecomandato da sondaggi che antepongono i consensi acritici al bene del paese.

Di pari passo assistiamo fortunatamente al crepuscolo di una Lega che voleva rinchiudere il tricolore in bagno, che ha imitato Stanlio e Ollio con le ampolle sotto il Monviso e che ha remato contro le manifestazioni per il centocinquantenario dell'Unità nazionale.

E la Valle d'Aosta è, more solito, indietro rispetto al rinnovamento che si prospetta nel resto d'Italia: qui non esiste la Lega, ma una sua bizzarra variante che si etichettò come levatrice della Lega stessa e oggi, oltre a trastullarsi con ridicoli integralismi volti ad annullare le specificità individuali, mira a un assistenzialismo statale che, va riconosciuto, la Lega non perseguiva. In Valle purtroppo esiste il simbolo partitico del berlusconismo, anche se solo formalmente visto che deride i propri valori statutari, e, in mancanza di dita medie unioniste contro il tricolore, ha supplito motu proprio spazzaturando la bandiera nazionale sostituita nel suo simbolo valdostano da un quadricolore che aggiunge il nero vicino al rosso per dimostrare la subordinazione all'UV, premessa per graditi posti al sole della politica.

Come sempre l'opinione pubblica liberale valdostana risulta "non pervenuta" nei confronti dell'abbraccio contronatura PdL-UV, versione nostrana del defunto binomio Berlusconi-Bossi: opinione pubblica che ritiene i valori statutari di un partito nazionale "scordabili" per favorire una cerchia locale non propriamente magica e col solo pregio di non ricercare a Londra la laurea mai conseguita in Italia. La Lega si sta sfaldando per comportamenti non ideologici ma di presa sui "distratti"; è augurabile anche in Valle un identico iter che cancelli il cerchio azzurro-rossonero: se non grazie a un doveroso rifiuto per ragioni valoriali, almeno per qualsivoglia colpa folkloristica, magari un'accertata complicità nella creazione del buco dell'ozono o nella caduta di meteoriti sulla Terra....

Giancarlo Borluzzi

Lega e Valle d'Aosta

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