Perciò il problema di una difficile convivenza reciproca parte da lontano e, nel percorso della storia sostanzialmente un unico, grande territorio, identificato in una sola Nazione non ha mai avuto lunga durata. Ora il problema si ripresenta perché, da una parte c'è una Russia che non è quella di un tempo: non c'è più un' Unione Sovietica. Dall'altra parte ci sono Nazioni che si sono volute rendere indipendenti, tendendo, tutte, a gravitare nell'orbita politica ed economica, dove gira tanto denaro, tecnologie, apparati moderni e soprattutto organizzazioni sovranazionali che regolano la conduzione della vita intera di milioni di persone ed hanno un nome molto importante: UE e NATO.
Questi organismi poggiano il loro fondamento in uno scopo: interagire in tutti i settori della vita pubblica dei suoi abitanti poggiando su principi che salvaguardino sicurezza, sviluppo del lavoro, coesioni di un pensiero politico, più o meno conciliante, perché si evitino squilibri e dissesti sociali avvenuti per buona parte di mezzo secolo scorso. La sovranità di questi Stati ha fatto sì che non si sono mai federati come è avvenuto negli Stati Uniti d'America, per cui, con un'accelerazione politico - progressista più che liberale ha fatto pressione perché si portasse il livello delle economie ad uno "standard" che è comune, di fatto, solo formalmente, cosa che sul piano pratico, li rende, invece, molto differenti, per lingua, cultura, mentalità, laicità e pure religione.
La grande illusione di far credere che siano uniti sulle intese politiche, è un pezzo di ferro, un'unica moneta circolante, con conseguenti rapporti di scambi commerciali che, di fatto, ha sviluppato e prodotto ricchezze, benessere, ma ha pure, per controtendenza, recato grossi squilibri interni per effetto di aver assorbito tutte le conseguenze d'interagire in spazi ben più ampi, che si chiamano globali, cui un altro tipo di pressioni sta portando a profonde ed insanabili crisi, affrontate da scelte sbagliate, per mancanza di lungimiranza di svariati modelli di gestioni.
Ecco che un' epidemia ed una guerra, insieme, confermano la difficile visione per uscire e risolvere la sovrapposizione di altre crisi che rischiano di essere irrimediabilmente devastanti. Quando le autonomie politiche decisionali, già tra loro sono diverse, per gli elementi sopra elencati ed abdicano, di fatto, alla subordinazione, per Trattato, ad un'altra Nazione, questa federata in 50 Stati, come sono gli Stati Uniti d'America, a mio avviso, si è perdenti, nel ritenere e credere che, trainati da quest'ultima, si risolvano sempre i problemi, quando non è stato sempre così in giro per il mondo.
Nel tempo competizioni e minacce si sono perfezionate, per esempio, in sistemi d'arma che si avvalgono di altro tipo di deterrenza e se c'è un conflitto locale, che poggia ancora sulle metodiche convenzionali di cui tutti ne siamo ampiamente conoscitori, non per questo si debba pensare che lo sfidante che ha determinato un'aggressione ad un altro Stato accetti questo ruolo.
Le interferenze da parte di altri soggetti, nel corso della storia dell'umanità hanno anche provocato disastri lunghi e faticosamente rimediabili. Oggi il rischio si ripete: continuando a perseverare nel perdere il buon senso e la ragione gli sconfitti potrebbero diventare molti e non, forse, uno o due. Solo che a riscrivere questo paradossale, assurdo e triste epilogo, potrebbe non esserci più nessuno, per molto tempo.
(nella foto il presidente USA Joe Biden)