Trento, 15 giugno 2022. - di Giannantonio Radice
Egregio Direttore, i padri costituenti, saggi e consapevoli, immaginando il possibile nascere di situazioni caratterizzate da una sorta di anarchia gestionale della legge, palesemente male applicata e anzi foriera di stravolgimenti inaccettabili, ha introdotto, in quella che è la prima e più importante legge dello Stato -la Costituzione -, lo strumento del Referendum abrogativo idoneo, rispettando certe norme procedurali, ad eliminare leggi non più attuali, costringendo così il Potere legislativo a promuoverne e approvarne altre sostitutive e più in linea con le nuove esigenze.
Già la estrema chiarezza dell'articolo 75 della Costituzione, in presenza del recente referendum sulla Giustizia, demolisce due deboli per non dire inconsistenti argomentazioni attuate dai guastatori e affossatori della votazione che vedono nell'attività parlamentare la via giusta da seguire. Scelta questa più che giusta se la volontà di procedere in tal senso rappresenta anche l'effettiva attività parlamentare che però negli ultimi venticinque anni si è impegnata, riuscendovi, ad attuare solamente politiche di boicottaggio e blocco di una qualsiasi riforma. Risibile poi il tentativo di attribuire scarsa valenza all'iniziativa referendaria che, come in questo caso, ha trovato origine nell'iniziativa dei Consigli regionali declassando le linee guida della carta costituzionale a linee di serie A e di serie B.
Il "lodo Giustizia" sembrava presentare il perfetto prototipo al quale applicare la norma pensata dagli estensori della Costituzione: una Giustizia malata sia nelle procedure che in alcuni uomini, manovrata da una minoranza politicizzata e intoccabile che con metodi, spietatamente descritti ( e non contestati da alcuno) dal pentito ex magistrato Luca Palamara, ha fatto terra bruciata dei nemici (guarda caso sempre di una certa parte politica con qualche eccezione se da eliminare era qualche personaggio scomodo e ....non in linea)facendo poi "spallucce" a distanza di anni (quando i danni provocati non potevano essere riparati ma avevano sortito gli effetti voluti) in presenza di clamorose sentenze assolutorie con formula piena.
Una Giustizia che finalmente poteva ritrovare quella dignità che i moltissimi magistrati seri e volenterosi dimostrano quotidianamente con atti e comportamenti ineccepibili. Una Giustizia che una enorme moltitudine di "don Abbondio" ha deciso di tenersi così come è, senza nemmeno il coraggio di esprimere in modo ufficiale un sì o un no. Forse il modello, a dispetto di quello che apparentemente sostengono, è quello che preferiscono ma alla democratica e lineare scelta da esprimersi nell'urna, come il dovere civico vorrebbe, hanno preferito una impudica e degradante diserzione.
E allora che il popolo italico, che della democrazia conosce solo i diritti e ignora puntualmente (anche se in questo caso non cogenti) i doveri, si aggrappi ancora al " sistema " in vigore (con le deboli varianti della riforma Cartabia) ma almeno abbia il pudore, come poi è abituato a fare, di non piagnucolare e protestare in presenza di prossimi comportamenti e sentenze che inevitabilmente ricalcheranno quelli passati. Saranno solo finzioni e lacrime di coccodrillo.