Al contrario le Regioni del Sud per le stesse ragioni culturali e pratiche accompagnate da una certa connaturata predisposizione all' indolenza, hanno frenato quella evoluzione tout court che doveva essere perseguita e raggiunta. Che la crescita possa avere accelerazioni o decelerazioni a seconda di oggettive variabili è assolutamente intuibile ed è per questo che lo Stato, nel suo amministrare, interviene per accompagnare con i giusti provvedimenti le comunità e i territori più bisognosi. Così è avvenuto fin dagli albori della Repubblica.
Sennonché il cammino percorso dalle diverse entità invece che, con le pur prevedibili differenze, seguire il sentiero della serietà produttiva ha condotto a risultati che anno dopo anno hanno acuito, invece di diminuire un divario divenuto sempre più evidente. In tale situazione lo Stato ha sposato una linea colpevole, votata al "volemmoce bbene" provvedendo ad elargire continue sovvenzioni a copertura di voragini finanziarie sempre più segnalate da piagnucolose Regioni, il tutto senza mai pretendere consequenziali risultati concreti e finalmente risolutori. I vari Governi di turno, per meri scopi elettorali, hanno così contribuito a diseducare e ad abituare certa gente al facile ricorso della comoda assistenza. È di fatto nata la "rendita di Nazionalità " che ha portato ad un incessante avvitamento verso il basso.
Nell'intento di dare finalmente una svolta a questo perverso fenomeno, il programma allo studio del Ministro Calderoli per concedere autonomia alle varie Regioni vuole introdurre in modo deciso il concetto di assunzione di responsabilità nell'amministrazione di quei fondi che rimarranno a disposizione delle varie Autorità territoriali.
Ecco spiegato il motivo per il quale alcune Regioni si oppongono ferocemente alle novità. È infatti molto più comodo se i propri problemi vengono risolti con i fondi degli altri!