Il solito terribile tumore lo ha portato via a soli 67 anni. Quanto è terribile e spietata la condizione di questa nostra vita! Mi dispiace solo perché se n'è andata una persona di grande cultura, una persona che l'amava questa vita: sapeva fare molte altre cose, oltre che il politico. Suonava la batteria, il sax, partecipava a concerti, mi sembra che cantasse pure e scrivesse, non poco.
Insomma, il Maroni se n'è andato in gran silenzio ed in punta di piedi, come altri, però... La stampa, i media gli stanno dedicando, tutto questo, mentre scrivo, il suo tributo di rispetto che gli spetta, ma non più di tanto. Già da domani o vedremo che non finirà questa settimana che si continuerà a parlare di calcio, o delle solite problematiche internazionali che riflettono nelle parole quotidiane di questo nuovo governo tutte le aspettative che avranno un loro riscontro.
È chi lo sa? Lui, intanto è morto, se n'è andato, per cui, se non fosse che qualche rubrica televisiva o diversi quotidiani, ciascuno, ha dedicato, oggi, lo spazio che ha ritenuto attribuirgli, per il resto la società è diventata spietata al pari della morte incappucciata. Si, è spietata, caro Direttore! È morto, è andato è nemmeno una parola ho sentito sul suo nome da parte della gente comune. La sua dipartita non scalfisce ormai più nessuno perché c'è un profondo egoismo di base che porta alla più completa noncuranza, indifferenza.
Muore uno che ha fatto pure il ministro degli interni e mi sembra non male. È morto uno che di economia se ne intendeva, ma in questa branca della conoscenza si rasenta, ormai, all'inflazione di chi sia più esperto o esperta dell'altro o altra.
Ho voluto fissare queste mie brevi e semplici considerazioni perché? Lo dico? È uno schifo: viviamo dentro lo schifo. Non c'è posto nemmeno per un amen e pace all'anima sua. Questa è anche l'immondizia della società che viviamo. Sarà che il mio scrivere, forse, punge, di proposito, ma è soltanto per sensibilità che d'altronde non possiamo, ne dobbiamo averla tutti, così come lo è la mia.