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Le amenità dei cavalli (di razza?) rossoneri

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Laurent ViérinAlberto FollienAosta, 22 giugno 2012. - di Giancarlo Borluzzi

Caro Direttore, Laurent Viérin e Alberto Follien mi creano tensione interiore a causa delle loro posizioni sulla mia persona così divergenti da impedirmi di capire chi effettivamente sono. Infatti, Viérin ha dato notizia di un convegno a settembre in Aosta dedicato ai popoli minoritari con la partecipazione della mia regione natia, il Friuli, definito testualmente "popolo senza Stato": ahimè, sono talmente tonto da non sapere neppure di essere apolide!

Quando però i miei dubbi esistenziali, senza tatto inoculati nei miei pensieri dall'assessore regionale, mi causavano notti insonni e zuccate sul muro per sfogare la mia tristezza, è sopraggiunta la manna costituita dall'uscita dell'assessore aostano Follien.

Costui, venuto a conoscenza del fatto che la prima mezza dozzina di cognomi più diffusi in Aosta non sono per nulla autoctoni, ha prontamente quanto dottamente informato i residenti tutti che non sono i cittadini che vi abitano a caratterizzare la Valle d'Aosta, bensì è quest'ultima a forgiare i residenti. Grazie Follien: posseggo dunque un aggancio esistenziale perché abito da lustri in Valle e ho quindi lasciato alle spalle il peccato originale dell'essere figlio di quel popolo senza Stato che è il Friuli dematerializzato e sospeso nel nulla cosmico...

Però: non sarà che credere a Follien anziché a Viérin sia una scelta utilitaristica finalizzata al dotarmi di un'identità certa?

Oh, quanti dubbi mi rodono, ma... riiing, riiing! E' suonata la sveglia e l'incubo è finito: sono vere solo le amene uscite dei due cavalli di razza rossoneri, mentre tutto il resto è frutto dell'aver mangiato troppi asparagi prima di coricarmi. Nel mio Friuli, a differenza dalla Valle d'Aosta, tutti parlano il dialetto locale e il carattere autoctono è fortemente predominante, ma nessuno si ritiene appartenente a un popolo senza Stato: vorrò fotografare il buontempone che Viérin speserà con soldi pubblici affinché venga in Valle a imitare Pinocchio sul Friuli.

Su Follien: io mi forgio da solo, nessuna delle regioni in cui ho abitato ha influito su di me più di quanto l'abbiano fatto il Myanmar o il cantone di Appenzell o i miei amici neozelandesi; semmai sono io a documentare tanti autoctoni sulle montagne valdostane e a informare Viérin e Follien che dovrebbero mettersi d'accordo tra loro superando posizioni antitetiche (oltreché surreali, ma questo è un altro discorso).

In definitiva, le due pittoresche uscite rossonere sono in linea con l'illusione che la realtà si possa modificare ad arte fingendo che dimensioni localistico-condominiali riscaldino il cuore di tutti. E' l'ennesimo attaccarsi alle invenzioni per supportare un micronazionalismo da avanspettacolo che caratterizza non la politica, bensì quella visione burlesque della stessa che l'UV cavalca 7/7 e 24/24.

Giancarlo Borluzzi

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