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L'UV chiede a Letta un deputato euopeo

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Giancarlo BorluzziAosta, 11 giugno 2013. - di Giancarlo Borluzzi

Caro Direttore, i due rappresentanti dell'UV in Parlamento (uno iscritto, l'altro militante in una formazione che ha nel DNA l'appoggio incondizionato al Leone) utilizzano la bugia quale strumento di battaglia politica. Ultima dimostrazione: le motivazioni dell'improponibile richiesta al premier Letta di un europarlamentare per la Valle d'Aosta. Improponibile perché in Italia i residenti sono 60,8 milioni, per cui, essendo 73 i nostri seggi a Strasburgo, si elegge un europarlamentare ogni 833mila cittadini . Essendo solo 125mila gli italiani in Valle, si infrangerebbe l'articolo 3 della Costituzione che considera i cittadini uguali tra loro sottintendendo che un residente nella nostra regione vale come sette abitanti in altre. Né si può chiedere una rappresentanza regionale: da un lato, essendoci collegi di più regioni per le europee, nessuna è certa di avere degli eletti, tant'è che alcune, più popolose della Valle, non ne hanno; dall'altro, la Costituzione difende i diritti dei cittadini non quali parte di suddivisioni territoriali, oltretutto modificabili, bensì come persone la cui pari dignità non sarebbe difesa se si fingesse che qualcuno vale sette volte più di un altro.

Il collegio uninominale valdostano alle elezioni politiche ha un senso fornito dai numeri, quello ipotizzato per le europee è una insensatezza anticostituzionale. Premesso questo, e basterebbe, va stigmatizzata la motivazione addotta dai due parlamentari (La Stampa, 31 maggio) a sostegno della loro richiesta: per tutelare la "minoranza etnica e linguistica valdostana", doppia bugia che offende i residenti considerandoli una massa informe dipingibile a misura delle fisime di un'UV che non adatta la sua politica alla realtà ma vuole che quest'ultima si pieghi alle sue finzioni. Il trucco: prima, si vuol dare a bere che gli autoctoni (minoritari, loro sì, tra i residenti in Valle) siano etnicamente atipici nel contesto nazionale anche se ne mancano i presupposti in assenza di tratti realmente caratterizzanti; seguendo tale falsariga, ogni regione sarebbe sede di una minoranza etnica. Poi, le caratteristiche fantasiosamente deformate di alcuni autoctoni vengono arbitrariamente attribuite a ogni residente a prescindere dalla sua regione di provenienza. Una persona di Trieste o Pantelleria che viene in Valle per sposarne una qui residente (e magari di origine umbra o ligure) viene ipso facto arruolata nell'inesistente etnia valdostana e questa facezia viene portata a Roma dai parlamentari dell'UV.

L'altra minoranza sarebbe quella linguistica: qui la linea Maginot rossonera consiste nel voler praticare la respirazione bocca a bocca alla finzione basata su anacronistici contenuti di uno Statuto regionale linguisticamente antidiluviano che va aggiornato anche per concedere a tutti la libertà nelle scelte linguistico-culturali. Le eventuali specificità regionali dipendono dalla sommatoria delle libere scelte personali, non da Corani calati dall'alto e per nulla condivisi, come dimostra la miserevole fine di un francese somministrato a tutti a scuola ma snobbato dagli stessi tutti nel quotidiano. Non è bello che i parlamentari eletti in Valle vengano sbugiardati a Roma grazie all'azione di cittadini avveduti abitanti in Valle, ma è la doverosa reazione, in difesa della propria specificità e quindi dignità, del vizio a monte: i parlamentari eletti nel nostro collegio non rappresentano i residenti ma solo le fissazioni dell'Union Valdôtaine.

Ciò considerato, ben venga lo scontato no a un europarlamentare eletto in Valle: sarebbe solo un latore di bugie a Strasburgo per conto dell'UV, sulla pelle dei residenti e in contrasto con l'effettiva realtà di questa parte d'Italia.

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