Aosta, 4 luglio 2013. - di Giancarlo Borluzzi
Purtroppo il Fogolar si limitò a organizzare incontri con corali e cene con balli: c'è ancora un logo da me disegnato raffigurante un tipico focolare del nord Friuli; non condivisi il simbolo che escludeva la provincia di Trieste, fatto formalmente ineccepibile ma per me sentimentalmente urtante per ragioni politiche, anche se sono originario del nord Friuli.
Ma un mio agire politico ci fu: in tale direttivo era entrato, non so in che modo, anche un certo Ferruccio Baron che non era friulano, non conosceva il dialetto (a differenza di un suo omonimo operante nelle Ferrovie e pure membro del direttivo), ma disse che il padre, bergamasco, aveva soggiornato in Friuli per cui lui, figlio, era nel Fogolar per essere in linea con le simpatie paterne. Tutto fa brodo, pensavo all'inizio, ma poi il trucco divenne chiaro e ci furono battibecchi e anche urlate tra noi in una cena: Ferruccio Baron era un infiltrato dell'UV (movimento che poi lasciò per passare prima a Renouveau e poi alla schiera degli antipolitici) che tentava di far compiere al Fogolar lo stesso percorso che, al tempo, si sosteneva avesse caratterizzato l'associazione dei sardi in Valle: far passare la tesi che chi ha altre origini regionali dovrebbe avere il proprio riferimento politico nell'UV che, secondo lo squinternato ragionamento, sarebbe un movimento che se ne intende di specificità regionali, tant'è che difende (utilizzando la frottola 24/24, ma questa verità passa in secondo piano per chi giudica in base a buoni, sovvenzioni, sconti e finanziamenti) quella valdostana e quindi è disposta a mettere il proprio know-how a disposizione dei non autoctoni.
Ricordo che il primo presidente del Fogolar, l'alpino sosia di John Wayne Alcide Beorchia, redarguiva entrambi, comunque avallando la mia linea secondo cui i friulani sono a casa loro in qualunque parte d'Italia, per cui il satana politico inviato dal Leone doveva andare retro. Esiste dunque un sistematico disegno unionista di cooptazione politica fallita coi friulani, forse vittoriosa coi sardi e certo trionfante coi calabresi, anche se di questo passo la Valle d'Aosta diverrà una succursale della Calabria (fatto a me del tutto indifferente: basta che non spianino le montagne).
Sarebbe positivo se i frequentatori della prossima kermesse legata ai santi Giorgio e Giacomo abbandonassero un attimo la focalizzazione su tarantelle, peperoncini e fuochi d'artificio (pagati con le tasse di residenti provenienti da ogni regione grazie alla munificenza del Sindaco milanesiano di Aosta) e riflettessero sul fatto che il loro approdo elettorale, l'UV, dichiara quale propria radice uno scritto di Chanoux (il sito web rossonero lo certifica) in cui i non autoctoni (quindi anche i calabresi d'origine) sono definiti "l'altra razza" rispetto agli autoctoni, giudicati (nel medesimo scritto di Chanoux) "superiori per intelligenza" ai non autoctoni e quindi anche ai calabresi. Chanoux avrebbe un sussulto se conoscesse l'attuale composizione demografica di questo lembo d'Italia; possibile che i calabresi non ne abbiano alcuno verso il loro riferimento elettorale che considera quale propria radice ideologica tale giudizio di Chanoux verso i calabresi?