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Lettera aperta al Ministro Alfano: 'Equitalia contro l'eroe antiusura'

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Pino MasciariTrento, 21 novembre 2013. – di Marisa Salerno Masciari

Il nome di mio marito è Pino Masciari. Dal 1997 al 2010 è stato sottoposto al programma speciale di protezione previsto per i testimoni e attualmente è sotto scorta, insieme a tutta la nostra famiglia, per aver denunciato e fatto condannare con le sue dichiarazioni decine di capi e gregari di importanti famiglie della 'ndrangheta.

Nel 1988 mio marito cominciò a lavorare nell'impresa edile di suo padre, il quale si era già rivolto alle Forze dell'Ordine per riferire sulle pressioni e le estorsioni che la 'ndrangheta esercitava sul loro lavoro. Da subito Pino si ribellò alle pretese dell'organizzazione a delinquere, vedendo così le prime ripercussioni sull'azienda e ostruzionismi di varia natura, come furti, incendi, danneggiamenti e minacce.

Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe.

Nel 1994 Pino fu costretto a licenziare tutti i suoi operai e a denunciare presso le forze dell'ordine quanto stava subendo.

Dopo numerose perdite economiche, le banche smisero di prestarci denaro e Pino fu costretto a ricorrere agli usurai per ottenere quella liquidità che veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori già realizzati dalla ditta.

Nell'ottobre del 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiarò la ditta "Masciari Costruzioni" fallita.

La Distrettuale Antimafia di Catanzaro, la Commissione Parlamentare Antimafia, le diverse Sentenze dei Tribunali, lo stesso Ministero dell'Interno con la Commissione Centrale ex art. 10 L.82/91, presero atto che il fallimento dell'impresa era la conseguenza della sua ribellione al sistema criminale del potere 'ndranghetistico, per cui la Commissione Centrale del Ministero dell'Interno assunse con delibera l'onere del pagamento della procedura fallimentare e di tutto ciò che ne derivava.

Io, mio marito e i miei figli dal 17 ottobre 1997 abbiamo dovuto abbandonare per il grave ed imminente pericolo di vita la nostra terra, la Calabria, le nostre attività di imprenditore e di medico odontoiatra, le nostre la famiglie e vivere per lunghi 13 anni in località protetta.

Per denunciare la criminalità, mio marito ha abbandonato la sua attività di imprenditore e tutta la nostra famiglia ha dovuto abbandonare la propria terra, nella quale non possiamo tuttora tornare vista l'attualità del rischio.

Ora siamo costretti a pagare una pendenza relativa al fallimento dell'impresa, eppure il fallimento è conseguenza alla ribellione contro il potere 'ndranghetista.

Le Istituzioni preposte non intervengono barricandosi dietro questioni formali, e presto saremo costretti a vendere la casa.

Ministro, è così che si protegge un imprenditore che ha dato un importante contributo alla lotta contro la criminalità organizzata?

Non chiedo nulla di nuovo, ma solo che venga portato a termine l'impegno che la Commissione Centrale ha assunto con determinazione nelle sue delibere coordinando la chiusura fallimentare.

Chiedo che la pendenza relativa al fallimento della impresa di mio marito venga estinta dallo Stato, come ci era stato assicurato da precedenti sentenze.

 

Per ulteriori informazioni: www.pinomasciari.it

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