Aosta, 11 dicembre 2013. - di Giancarlo Borluzzi
Ciò premesso, vorrei fare due considerazioni sulle primarie in Valle d'Aosta, bypassando gli immotivati commenti autocelebrativi della dirigenza valdostana, fondati su una partecipazione che si è comunque espressa in maniera opposta rispetto alle innegabili preferenze della dirigenza preindicata.
La prima considerazione riguarda un colossale neo delle primarie in Valle d'Aosta: qui l'ottanta per cento dei voti va a forze assenti nel resto d'Italia e quelle nazionali, quando esistono, raccolgono percentuali irrisorie; inoltre, le tematiche sono ben diverse da quelle nazionali. In tale contesto, sarebbe stato logico che i tre candidati del PD si esprimessero sulle tematiche nostrane e giudicassero la linea del PD valdostano. Il silenzio è stato assoluto, per cui in Valle il voto è stato strambo: per candidati dal pensiero ignoto su questa realtà particolare (non per questioni etnolinguistiche, sia chiaro!).
C'è poi un'altra notazione che si impone e suona critica verso la dirigenza locale del PD: si sono svolte anche in Valle le pre-primarie, cioè elezioni nei 15 circoli territoriali del PD necessarie per far scendere a 3 i candidati finali; hanno votato solo gli iscritti, cioè 107 persone che comprendevano in larga misura dirigenti e dirigentini locali. Esito: zero voti a Pittella, poi escluso dal voto dell'8 dicembre; 38% tanto a Cuperlo quanto a Civati e solo il 24% a Renzi. Quest'ultimo ha poi prevalso nettamente su base nazionale stracciando Cuperlo e Civati. Cosa significa tutto ciò? Che in Valle alle primarie gli elettori del PD hanno asfaltato la locale dirigenza, corroborata da un pugnetto di iscritti, votando in maniera diametralmente opposta rispetto alle pre-primarie nella nostra regione.
E' stato evidenziato un totale distacco tra il sentire di chi ha votato alle primarie dichiarandosi elettore del PD valdostano e la dirigenza locale di tale forza, che esce delegittimata dai suoi elettori dopo questo voto. Sarebbe positivo se ci fosse un'esame di coscienza sulle cause di tale disconoscimento, mutatis mutandis pari a quello che ha fatto sparire dalla Regione quel PdL per far parte del cui direttivo era necessario firmare impegni a non criticare mai l'UV.
Infatti il PD, dopo aver inutilmente tentato (i giornali cantano) di entrare alla corte rossonera, si è ridotto a portare acqua al mulino di micronazionalisti non meno tali dell'UV: credo che l'elettorato delle primarie col suo voto abbia anche sottolineato il dissenso da tale linea, sulla quale un ipotetico referendum riservato agli elettori del PD aprirebbe gli occhi alla locale dirigenza oggi posta sulla graticola proprio da chi dovrebbe teoricamente rappresentare.