Trento, 27 febbraio 2014. - di Paolo Serafini
Un'azione che a rigor di cronaca non segna dei precedenti e che sono convinto solleverà pesanti critiche da parte della maggioranza istituzionale e relative "collegate" associazioni. Sono altresì convinto che quello "stremante zelo" con ogni probabilità sarà pure contestato agli agenti da qualche organo superiore.
La riflessione vede da una parte il "dovere" di chi è preposto all'ordine e alla sicurezza, dall'altra il rischio che quella famiglia di nomadi, non potendo "ovviamente" sostenere le pesanti spese di dissequestro della roulotte e del pagamento delle sanzioni, probabilmente sfrutterà l'occasione per far "lavorare" le associazioni al fine di raggiungere l'obiettivo "casa".
In entrambi i casi (riflessioni) saremo spettatori di impotenza. Una cittadinanza cioè sempre più impotente all'aggressione territoriale di soggetti "protetti", sparsi di fatto abusivamente sull'intero territorio comunale, voce pesante in termini di spesa del bilancio comunale se pensiamo che il solo mantenimento del campo nomadi di Ravina costa alla collettività circa 600 mila euro gestiti dalla cooperativa Kaleidoscopio. Ci sono poi tutti i servizi (asili, scuole, trasporto, sanità etc) per non parlare dei sussidi. Investimenti milionari per persone che nulla hanno dato e danno alla collettività se non problemi legati alla sicurezza e degrado.
Il lavoro di quegli "encomiosi" agenti è solo una goccia di quell'enorme bacino dell'illegalità nomade. Che solo una politica di effettivo contrasto, non condivisa dall'attuale amministrazione comunale, può garantire. La comunità nomade dai dati noti risulta essere sempre più in crescita in termini demografici. Dati che devono allarmare e far riflettere.