Trento, 11 marzo 2014. - di Paolo Serafini
Caro Direttore, "un'offesa alle Istituzioni". Questa la dichiarazione odierna del Presidente del Consiglio Provinciale Dorigatti agli "intrusi" all'interno dell'aula del consiglio. Una dichiarazione "umiliante" che viene da chi fino a qualche anno ha difeso i diritti di quegli "intrusi" come segretario della CGIL. Ma l'avidità, l'orgoglio personale, il potere politico hanno saputo ben annientare quei principi facendo diventare l'orgoglioso sindacalista il peggiore dei nemici di una classe sempre più povera e gran parte ormai anche senza lavoro.
Quanto successo oggi fa riflettere sulla necessità di cambiare quelle logiche personali proprie dei nostri politici che hanno dimostrano e dimostrano con arroganza, come oggi, di guardare solo nel loro piatto e al loro portafoglio. Quanto successo è il sintomo di un malessere generale che sta via via crescendo.
La politica è muta, è sorda e la difesa dei loro privilegi è, e in questi giorni molti di loro lo hanno dimostrato, la priorità. Poco importa se fuori da quello che è divenuto il "Palazzo della Vergogna" i cittadini protestino portati dalla disperazione e da una rabbia immisurabile nel vedere tale tragico contesto.
Ormai l'escalation della recessione, dell'impoverimento sociale, dell'aumento della criminalità è più che palpabile. Loro, nonostante tutto, non hanno retrocesso di un millimetro per dare un segnale di condivisione alla generale sofferenza. Anzi, come abbiamo visto ne hanno ulteriormente approfittato.
C'è forse qualcosa da sperare? Non da loro di sicuro. Hanno giurato la loro fedeltà solo al dio denaro e niente può distoglierli da ciò. C'è solo da sperare che quanto avvenuto stamattina diventi azione di indignazione generale verso una politica che deve fare i bagagli e lasciare il posto a chi decide di porre gli interessi della collettività agli interessi personali.