Trento, 5 marzo 2015. - di Alex Baroni
Egregio Direttore, apprendo che le tre sigle sindacali hanno deciso di intervenire, come parte, a sostegno della Regione, citata in giudizio da una sessantina di ex Consiglieri Regionali. Credo che l'avvocato che li rappresenterà in giudizio sappia che non vi è titolo per una simile costituzione e che dunque la presa di posizione sia solo dettata da una voglia di " cavalcare l'onda" e di riavvicinarsi ai lavoratori in modo demagogico e senza una lettura critica dell'intera vicenda.
La maggior parte dei Consiglieri che contestano la legge regionale dovrebbe rendere circa la metà di quote di Classe B del Fondo Family, quote che la legge 4/2014, art.4, prevede siano automaticamente convertite in quote di Classe A e cioè pubbliche. Tali quote, inoltre, non sono esigibili fino al 2018, perciò sarebbe sufficiente che la Presidente Avanzo rendesse operativa la legge per tutti coloro che dovrebbero restituire solo una parte di dette quote azionarie.
È da chiedersi perché non abbia già dato ordine al Gestore del Fondo di provvedere al trasferimento delle quote, visto che sotto il profilo fiscale é stato consegnato agli ex Consiglieri un nuovo CUD da cui risulta l'avvenuto trasferimento.
Il ricorso alla Magistratura è finalizzato a stabilire se la nostra Regione possa intervenire e sul codice civile e su accordi già chiusi, molti degli ex Consiglieri avevano chiesto di risolvere tutta la questione attraverso un accordo politico e quindi restituendo volontariamente una parte delle cosiddette attualizzazioni, senza ricorre ad una legge retroattiva, che di fatto rende poco affidabile un Ente che annulla contratti già sottoscritti e conclusi e che se passasse il principio della retroattività delle leggi anche i lavoratori e i pensionati, che rappresentano, sarebbero ancora più incerti circa il loro futuro.
Decidere di costituirsi a difesa della Regione contro uno dei ricorrenti, pensando di individuare o chi si è visto liquidare la cifra più alta ( in tal caso non è un trentino, bensì altoatesino) o uno a caso, rende manifesta la cecità del Sindacato, che non vuol vedere un fatto macroscopico.
Tra i Ricorrenti ve ne sono tre che hanno subito condanne, passate in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione ( Malossini e Nicolini per corruzione, quando erano Presidente e Assessore della PAT, Binelli per abuso d'ufficio quando era Sindaco di Pinzolo ).
Tanto per sottolineare che mi è difficile capire la motivazione che muove le tre sigle sindacali nell'esemplarità della scelta. È più grave e immorale fare ricorso alla Magistratura per fare chiarezza o avere una condanna, passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione e ricevere un vitalizio, reversibile anche nei confronti dei propri congiunti?