Trento, 22 luglio 2015. - di Davide Cutrupi
Tutto cambia affinchè nulla cambi. Ancora una volta l'immobilismo della politica crea danni a chi, con le proprie forze e senza nulla pretendere è bene specificarlo, cerca di mettersi in gioco, di valorizzore spazi di una bellezza unica, è il caso del Belvedere di Sardagna.
Una struttura, ex albergo, che potrebbe prestarsi ottimamente ad eventi ricreativi, a spazi dedicati alla gastronomia tipica trentina, a serate di aggregazione sociale o semplicemente per mangiarsi una pizza in uno degli spazi più suggestivi...ed invece no.
L'immobilismo politico, che non ha colore, si tramuta in vero e proprio ostruzionismo, insensato, dannoso, e vien da chiedersi se chi occupa posti di responsabilità abbia il coraggio di prendersele davvero queste responsabilità o se, forse, condizionato da alcune dinamiche, preferisca non smuovere eccessivamente equilibri che si son ricreati negli anni.
Per carità, a pensar male si fa peccato, però... E cosi la struttura resta una piccola perla in balia del tempo che inesorabile la consuma, senza pietà, senza gloria né nostalgia. Vien da chiedersi com'è possibile che nonostante lo sforzo messo insieme ad alcuni amici nonché noti imprenditori locali, la politica non riesca a vedere l'occasione che il territorio avrebbe a disposizione: la funivia, il turismo montano, le band trentine che potrebbero esibirsi in uno spazio suggestivo.
Ma ne va molto molto di più. Ne va dell'identità trentina, ne va della coerenza di quelle istituzioni che vantano capacità di adattamento ed innovazione a budget contenuti. In parole povere: fare cose belle, senza spendere. Sarebbe questo il caso. Eppure... Si è provato in tutti i modi, ci è stato richiesto di portare avanti il progetto e noi lo abbiamo fatto con serietà, con richieste formali in cui venivano specificati obiettivi, periodi, e dove si sottolineava che la struttura sarebbe stata lasciata a disposizione delle esigenze provinciali per "fini di pubblica utilità", previo qualche giorno di preavviso.
Lo voglio dire prima di eventuali e strumentali obiezioni. Nessun rischio, nessun impegno economico, nessuna responsabilità pubblica. Massimo rispetto, massima trasparenza.
Eppure l'unica risposta in ben tre mesi è rimasta sempre la stessa "NON SAPPIAMO ANCORA QUALE SARA' LA DESTINAZIONE DELLA STRUTTURA".
Poi i silenzi. Che circondano il Belvedere da ormai due anni. E cosi, restano solo carte, scartoffie, marche da bollo, numerose e-mail certificate e poi tutto si esaurisce in un click, che mai sarà seguito da una risposta concreta. La politica è l'ostacolo che s'interpone nei confronti di chi vuol veramente fare qualcosa per il territorio? Per quanto tempo continuerà questo silenzio intorno alla prestigiosa architettura? In questi giochi di poltrone, poltroncine, responsabilità che non vengono prese, si prenda quantomeno atto di aver superato il limite del grottesco.
Ancora una volta chi ci perde è la città ed i singoli individui, imprenditori, che, ancora una volta, devono scusarsi per il disturbo...