
Sembra un po' quello che succede con le antipatiche e furbesche attivazioni di servizi non richiesti dagli utenti da parte delle compagnie telefoniche, più volte sanzionate dal garante dell'Antitrust. Solitamente prima di aderire a qualcosa una persona vorrebbe capire ed essere informata, e solo dopo manifestare una chiara volontà in merito.
Va detto che l'iscrizione d'ufficio al fondo non comporta per i 39 mila dipendenti pubblici alcuna spesa perché ad accollarsi la quota di 128 euro prevista per ogni beneficiario è la stessa Provincia. Per contro invece potranno beneficiare dei rimborsi – ticket, prestazioni non coperte, o coperte in parte, dal servizio sanitario o da altri enti pubblici - che copriranno parte delle spese sostenute per un tetto massimo di 200 euro all'anno fino ad esaurimento delle disponibilità del fondo. Le spese rimborsate non potranno essere detratte sul 730 nella denuncia dei redditi.
E' paradossale che la Provincia, titolare e garante del Servizio Sanitario Pubblico, da una parte introduca i ticket motivando la necessità di recuperare risorse, e dall'altra finanzi con soldi pubblici un fondo assicurativo sanitario privato che ne consente il rimborso. Altra anomalia è quella che tra le prestazione rimborsabili ci sono attività sanitarie garantite gratuitamente dal servizio sanitario pubblico, come ad esempio gli screening oncologici.
A questo punto non si comprende chi da tale operazione tragga realmente vantaggio. Diceva Voltaire che " il dubbio è scomodo, ma solo gli imbecilli non ne hanno"... e qui di dubbi ce ne sono davvero tanti.
* consigliere provinciale-regionale