Trento, 27 luglio 2013. - di Umberto Servadei
Quando decidiamo di andare in qualche posto ,istintivamente e naturalmente, pensiamo (previsione) l'itinerario migliore per noi stessi e le nostre esigenze/priorità.
Nella sostanza ogni azione,ogni decisione, dalle più elementari alle più complesse sono frutto di una "previsione", cioè lettura ipotetica del futuro.
Quando si razionalizza questo assioma attraverso un ragionamento programmato, pianificato tecnico o comunque preciso e specifico, si rimane sorpresi e si comincia a dubitare della esattezza del nostro pensiero.
Abbandonando gli aspetti quotidiani e psicologici di premessa è interessante notare come gli strumenti lavorativi e professionali concernenti la previsione (dal budget alla pianificazione pluriennale, dalle previsioni di marketing alle stime sui consumi ecc.) si sono via via affermati con il complicarsi dei sistemi di gestione e con l'aumentare della concorrenza e del mercato in senso globale.
I primi budget negli anni 80, incontravano la perplessità degli imprenditori abituati (apparentemente perché tendenti a non razionalizzare) a decidere senza programmare e convinti che fosse impossibile prevedere ricavi/costi,pianificare conseguentemente strategie, azioni, investimenti e interventi operativi
Una delle mie prime esperienze lavorative.nella Caterpillar USA, (anni 80) mi fece scoprire che le grandi aziende americane prevedevano le vendite per modello, per nazione,per regione,per filiale in modo assolutamente analitico e lanciavano i loro piani di approvvigionamento, produzione e distribuzione logistica in base a tali previsione giungendo a scostamenti minimi ed errori marginali.
Da noi ogni imprenditore era convinto che "gli altri" potessero prevedere, ma lui no! In realtà era una forma di rifiuto della responsabilità di decidere o comunque un modo per rimandare la lettura della verità!!
A parte la distorsione della pianificazione di stato che intendeva garantire la previsione ed il futuro sulla base di decisioni politiche non in base alla realtà e alle esigenze, la previsione e la pianificazione è andata affermandosi spingendo l'orizzonte verso termini più lontani sino a cinque/dieci anni incorrendo in qualche grave errore di prospettiva.
Resta veramente misterioso, a questo punto del ragionamento,il fatto che una nazione "evoluta", all'interno di una "comunità europea" "avanzata" non sia stata in grado e non sia tuttora in grado di prevedere la situazione economica e sociale con quell'anticipo che offre l'opportunità di studiare interventi,azioni e programmi opportuni per migliorare i risultati e rispondere alle attese sociali.
Rifiutandomi di credere in un effetto "ignoranza" o "dabbenaggine", purtroppo la più probabile delle cause è la "malafede" o il prevalere dell'interesse personale che impedisce di leggere e raccontare con trasparenza il futuro vicino o prossimo.
Non ho tutte le informazioni necessarie e non voglio quindi fare affermazioni gratuite,ma le probabili difficoltà di una Provincia Autonoma sul piano finanziario ed economico non richiedono dei geni per essere codificate, dibattute ed affrontate; a meno che non si voglia sfuggire dalla responsabilità circa le cause!!!
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