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Il 'cambiamento' (riflessioni)

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cambiamentoTrento, 12 luglio 2013. - di Umberto Servadei

 Da quando ho l'uso della ragione (e ahimè sono molti anni) ho visto sventolare la bandiera del "cambiamento" nella parole e nelle promesse di tutti i leader o candidati tali in qualunque ramo del sociale. L'allenatore "cambia" metodi, il pittore rinnova e cambia stile, l'artista cambia il fruitore da passivo ad attivo con l'arte contemporanea sensoriale, il manager innova e cambia i modelli organizzativi e gestionali.

Il politico, mediaticamente e socialmente in cima alla scala dei ruoli, non è stato certo da meno e "promettendo" cambiamenti, dichiarando che è ora di rinnovare, professando un indirizzo innovativo nei programmi e negli obiettivi per il miglioramento di questo "paese" e della "gente", ha conquistato voti, prestigio e potere.

Quante volte però le "promesse" hanno trovato reale riscontro? Quante volte il fallimento è stato poi motivato con la spiegazione "non è riuscito a cambiare per le resistenze, per..... ecc.?

Da qui una riflessione: la nostra vita è un battito di ciglia nello spazio temporale della storia, siamo abituati a immaginare e pensare che in una vita si verifichino modifiche sociali, politiche, economiche compiutamente, mentre, in realtà, i Cambiamenti reali richiedono lunghissime attese con graduali, quasi impercettibili dinamiche intermedie evolutive.

2000 e più anni fa qualcuno ha predicato l'uguaglianza e "forse" tra qualche centinaio di anni elimineremo il razzismo dopo aver impiegato secoli per "forse" aver eliminato la schiavitù.

Perché allora non innovare il messaggio politico da leader, con qualche promessa di breve termine ,progettando e avviando dei piani di lunghissima, riferiti ai nostri figli o nipoti, non promettendo invano risultati immediati, ma sottolineando l'importanza di lavorare per il futuro con scopi ed obiettivi di "vero" cambiamento sociale, ambientale e/o culturale

Provo a dare concretezza alla riflessione apparentemente utopica o astratta.

L'impegno politico di risolvere il problema dell'evasione fiscale e dell'equità contributiva è un ritornello pluriennale, con soluzioni sempre "nuove", mai reali e conclusive.

Il problema è che un imprenditore che sostiene una spesa promozionale o pubblicitaria, se il suo bilancio è attivo, "sente" una voce interiore che gli sussurra che si tratta di un costo di esercizio perché il prossimo anno dovrà ripetere la spesa, se invece il suo bilancio è critico e servono sostegni da banche o soci, "sente" una voce interiore che gli sussurra che si tratta di un costo pluriennale da ammortizzare perché l'effetto è di lunga durata.

Un comune, dal Sindaco al Ragioniere Capo, al Segretario Comunale, se asfalta una strada attribuisce agli investimenti patrimoniali (non al costo d'esercizio) tutte le ore spese, valorizzate al costo pieno, con tutti i sub-appalti e i materiali senza domandarsi se il "valore" dell'opera coincide con il quantum o se si sta capitalizzando a patrimonio comunale l'inefficienza e lo spreco.

Queste metodologie amministrative, contabili, economiche sono frutto "lecito" di una cultura generalizzata lontana ormai dall'etica e dal senso del sociale.

Per ricostruire in una nazione, in un assieme di persone e gruppi l'etica autentica e il senso del sociale in ogni anche più piccola manifestazione del quotidiano bisogna immaginare e pensare a lunghissimo termine.

Un progetto di trasferimento culturale dall'asilo ad ogni ordine scolastico, dalla famiglia agli anziani, dai manager (ci ricordiamo i tentativi di bilancio sociale e la certificazione della qualità!!) agli operai dai commercianti alle associazioni di categoria ,industriali ed artigianali, significa non promettere niente per domani , ma porsi come attori di un abbrivio politico e sociale gigantesco nei suoi obiettivi e contenuti, difficilmente contestabile o non condivisibile.

Il 'cambiamento'  (riflessioni)

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