Bolzano, 16 marzo 2013. - di Alessandro Urzì
L'ostinazione con cui la Provincia tenta di contrapporre alla logiche del libero mercato quelle del protezionismo finiranno per stritolare gli altoatesini. Nonostante in queste ore la Corte costituzionale abbia cassato la prima norma protezionistica sul commercio, la Provincia solo pochi giorni fa, contestata solitariamente dal sottoscritto, aveva approvato una norma ad hoc che di fatto ha già trasferito dal Consiglio alla giunta la possibilità di fissare i paletti attraverso i quali chiudere le maglie al libero commercio. Insomma si prevedeva che la norma fosse dichiarata incostituzionale e si è corsi ai ripari con uno stratagemma.
Ma è normale una amministrazione che sa di violare la legge e si ostina a escogitare trucchi per violarla?
Ciò si tradurrà in aumento esponenziale dell'inflazione. Meno concorrenza non permette una calmierazione dei prezzi. Pagheranno i cittadini.
L'aumento dei prezzi al consumo fotografato dall'Istituto di statistica provinciale conferma impietosamente il rialzo in Alto Adige del 3,3% rispetto all'anno precedente. Un dato preoccupante che se raffrontato al 2,2% su base nazionale ancora una volta vede l'Alto Adige come una fra le province più care d'Italia. Si pensi solo all'impressionante rialzo dei prezzi dello 0,6% rispetto al dicembre scorso. Il rialzo su base nazionale è stato contenuto allo 0,2%. Alla faccia di chi dice che paghiamo la crisi nazionale, che invece è tutta interna al modello di gestione della nostra autonomia.
Ma come si può giustificare una difesa così strenua e serrata alla libera concorrenza, ignorando il turismo commerciale che ad ogni fine settimana fa prendere d'assalto perchè si compra a meno soldi e con più scelta il Dez di Innsbruck o i centri commerciali del veronese?