Trento, 25 aprile 2013. - di Walter Filagrana *
La delegittimazione della Legge Olivi apre la strada a nuove forme di sviluppo per il pubblico esercizio. Buratti: "È un primo passo, ma attendiamo la revisione completa della legge che regola il settore". Martedì 23 aprile, nel pomeriggio, si è tenuta l'assemblea annuale dell'Associazione pubblici esercizi guidata dal presidente Giorgio Buratti. Tra i tanti temi toccati dalla relazione del presidente c'erano alcuni fili conduttori facilmente distinguibili: in primis, la necessità della formazione continua come requisito alla crescita qualitativa dell'offerta turistica trentina: per investire sulla formazione, però, è necessario ridare attrattiva e continuità alla professione turistica, soprattutto puntando sulla stagionalizzazione dei periodi attualmente di bassa affluenza. Un cambio di mentalità, si auspica Buratti, che gioverà al sistema turistico e, di riflesso, all'intera economia provinciale.D'altra parte, sul tavolo, c'è anche la delicata questione della legge provinciale sul commercio sulla quale raramente, lamentano gli esercenti, sono stati chiamati in causa: eppure per il settore le liberalizzazioni di Monti potranno significare una svolta quasi epocale nelle modalità di erogazione dei servizi, a partire dagli orari.
"Non c'è bisogno – ha esordito Buratti - che sia io a ricordarvi quanto sia difficile il momento che stiamo vivendo. Oggi la crisi sembra sempre più un epocale cambio di assetti, piuttosto che una congiuntura negativa passeggera. L'unica certezza è che il clima nel quale operano le nostre aziende è sempre più difficile, duro e incerto. Il nostro, tradizionalmente, è un settore vivace, pronto al cambiamento, che sa ascoltare gli umori della piazza, si confronta con la gente, osserva le mode e le abitudini degli italiani e con essi si rapporta e dialoga".
"In Trentino - ha proseguito - parlare di qualificazione del lavoro turistico significa imbattersi nel problema della stagionalità. Un percorso lavorativo caratterizzato da interruzioni così pesanti nel corso dell'anno (le cosiddette stagioni "basse") è un ostacolo allo sviluppo di professionalità elevate e ambite. La discontinuità crea disaffezione, e la disaffezione impedisce la crescita, destinando il lavoro a diventare un lavoro "di passaggio", concettualmente precario".
"Un altro punto che mi sta a cuore, direttamente collegato con il mondo della formazione, è quello dell'innovazione. Abbiamo convissuto per anni con l'idea che si potesse parlare soltanto di innovazione di prodotto, che riguarda solo alcuni settori. Oggi è davanti agli occhi di tutti che l'innovazione è soprattutto un'innovazione di processi e di servizi, sui quali i pubblici esercizi sanno muoversi in maniera adeguata. Abbiamo bisogno di poter accogliere le innovazioni e di poterle trasferire nel lavoro di ogni giorno. Pensiamo soltanto alle innovazioni nel campo della comunicazione, di come queste stanno radicalmente trasformando il rapporto con i nostri clienti. Internet e i social network sono strumenti che – lo sapete tutti – non possiamo ignorare, sia per la promozione di eventi che di servizi delle nostre strutture. Dobbiamo saper interagire con questi mezzi e, per lo meno, capirne il meccanismo ed il funzionamento. Ma sono soltanto due esempi di come l'innovazione non possa considerarsi un aspetto secondario della nostra attività".
"Anche le liberalizzazioni degli orari degli esercizi – ha sottolineato Buratti – per certi versi sono un'innovazione. Cambieranno certamente il modo in cui eroghiamo i nostri servizi e ci apriranno una nuova serie di opportunità. Tra gli imprenditori le posizioni sono piuttosto diverse, anche all'interno del medesimo settore. Per quel che ci riguarda, le liberalizzazioni portano un nuovo modo di gestire gli orari, rendendoci finalmente la flessibilità che abbiamo richiesto fin dalla prima "lenzuolata" del decreto Bersani. Senza pianificazione e senza regole, non si capisce perché solo i pubblici esercizi dovessero ancora sottostare a obblighi che ne limitano pesantemente le possibilità di sviluppo. Dico "dovessero" per quanto vi sia ancora, come sapete, una discreta confusione sul tema della legittimità dell'attuale ordinamento provinciale. Sinceramente devo dire che mi è dispiaciuto notare come i pubblici esercizi non siano stati affatto considerati dalla stampa e, cosa ancora più grave, dalle amministrazioni. Le liberalizzazioni di Monti, infatti, potenzialmente valgono anche per la nostra categoria, consentendoci un cambiamento che potrebbe rivoluzionare l'intero settore. L'attenzione principale, invece, è da sempre stata rivolta verso le aperture domenicali, tradendo il fatto che forse si tratti più una battaglia ideologica che una vera e propria analisi seria dei bisogni di un territorio, della sua economia e dei suoi abitanti".
"Per quanto importante, però, il tema delle liberalizzazioni non lo sarà mai tanto quanto quello della revisione dell'intera normativa che ci riguarda. Ci attendiamo che la Provincia Autonoma di Trento, magari a partire dalla futura Giunta Provinciale, mette in agenda la revisione completa della Legge: oggi abbiamo bisogno di una normativa che ci sia vicina e che ci consenta di sviluppare la nostra attività, invece di una che ci limiti e ci "burocratizzi", costringendoci a sottrarre una quantità di tempo impressionante al nostro lavoro".
* Responsabile dell'Ufficio stampa di ConfCommercio Trentino