Trento, 11 aprile 2016. – di Claudio Taverna
Non so quale sarà la conclusione del «caso». Ma ho l'impressione che i colpi siano a salve: dalla procura ai partiti, sul campo - politicamente s'intende – non si contano (per il momento) né «morti» né «feriti». A Baratter hanno revocato " temporaneamente" l'incarico di capogruppo del PATT, oltre gli autonomisti non possono andare.....
Il " contratto" stipulato dal revisionista Lorenzo Baratter con gli Schützen, pomposamente definito «patto segreto» (se lo fosse stato non sarebbe finito sui giornali) rientra, tuttavia, come l'altro recentissimo «caso» autonomista (quello dell'ex presidente Pedergnana) , nella faida in corso nel PATT.
Tanto il primo, a mio parere, quanto il secondo non hanno rilevanza penale. Baciare la foto del Duce non è ancora un reato, e nemmeno quel «patto segreto» si può configurare come «corruzione elettorale».
Mi sorprende la velocità del procuratore capo che ha aperto un fascicolo a carico degli sprovveduti e malcapitati "contraenti", ancora prima che il deputato grillino Riccardo Fraccaro arrivasse a depositare l'annunciato esposto.
Aggiungo. Se fossero valutati tutti quei provvedimenti legislativi e amministrativi (NOT, ex area Michelin ecc. ecc.ecc. e tanti altri......) quante " corruzioni elettorali" sarebbero emerse e quanti consiglieri e assessori provinciali si sarebbero salvati?
Risposta scontata. Ben pochi.
Lorenzo Baratter doveva essere ben altrimenti, contestato e sanzionato. E con lui, tutti i consiglieri del gruppo autonomista quando presentarono l'odiosa mozione che invitava la giunta (regionale e provinciale) a "sostituire" il Tricolore d'Italia e l'Inno nazionale nelle commemorazioni del Centenario della Grande Guerra con la Bandiera e l'Inno europei.
Un atto politico disdicevole, volutamente a sostegno delle tesi revisioniste degli Schützen. Tutti i consiglieri autonomisti si sono assuntii quella responsabilità, mentre i presidenti del consiglio provinciale e regionale avrebbero dovuto considerare inammissibile quel documento (per non parlare del "Tricolore a mezz'asta" voluto da Ugo Rossi, lo scorso 24 maggio 2015).
Tutti, dunque, responsabili, tranne il defunto consigliere Diego Moltrer che avendomi dichiarato di non aver firmato la mozione, ritirò poi formalmente la firma a lui imputata (da atti consiliari del 26 settembre 2014), apposta evidentemente da altri.