In un mondo dove la libertà di espressione è sempre più sotto assedio, la voce di Kamel Daoud risuona come un grido di battaglia. Scrittore algerino di fama mondiale e recente vincitore del prestigioso premio Goncourt 2024, Daoud ha scelto la letteratura come campo di lotta per la memoria e la dignità.
Un Romanzo, Un Focolaio di Polemiche
“Urì” non è solo un romanzo, è un manifesto. Pubblicato il 17 giugno dalla casa editrice La nave di Teseo e tradotto da Simona Mambini, questo libro di 448 pagine, venduto a 22 euro, è diventato il centro di un vortice di polemiche. Ambientato durante la guerra civile algerina, che ha lasciato un saldo tragico di 200mila morti, “Urì” sfida una legge algerina che proibisce di parlare di quegli anni bui.
La Voce di Daoud: Un Ponte tra Culture e Memorie
Daoud, con la sua abituale eloquenza, si rivolge ai suoi lettori attraverso una lettera aperta pubblicata sul Corriere della Sera. L’autore descrive il suo romanzo come “una specie di Versi Satanici sulla memoria e il decolonialismo”, attirando critiche per il suo approccio franco e diretto. Nonostante le controversie, Daoud rimane fedele alla sua visione: quella di dare dignità a tutte le vittime, indipendentemente dalla guerra di cui sono parte.
Una Partecipazione a Distanza: La Milanesiana e Oltre
A causa delle preoccupazioni per la sua sicurezza, Daoud ha deciso di non viaggiare in Italia per partecipare a La Milanesiana, evento curato da Elisabetta Sgarbi. Tuttavia, l’16 giugno, l’autore interverrà via videocollegamento a Pavia, e nei giorni successivi sarà protagonista di altri incontri virtuali, tra cui uno all’Istituto Francese di Milano e al festival Salerno Letteratura.
Eventi Collaterali: Dialoghi e Musica
La serata a Pavia vedrà non solo l’intervento di Daoud, ma anche le partecipazioni di figure come Hadley Freeman, Andrea Moro e Giulia Caminito. A chiudere l’evento sarà il concerto dell’Enrico Pieranunzi Trio, offrendo un mix di letteratura e musica che promette di essere indimenticabile.
Conclusioni di ViralNews
Kamel Daoud, con “Urì” e le sue apparizioni pubbliche, ci ricorda il potere trasformativo e spesso controverso della letteratura. In un’era di indifferenza crescente, la sua voce ci invita a riflettere sulla libertà, non solo come diritto ma come responsabilità. Difendere la libertà di un autore di esprimersi, di una casa editrice di pubblicare, e di un lettore di leggere, è difendere la libertà stessa. Con “Urì”, Daoud non si limita a narrare una storia: lancia un appello a tutti noi, a non essere indifferenti, a ricordare e a combattere per ogni frammento di libertà che possiamo salvare. E, come sempre, la battaglia inizia con un libro aperto.