Proprio in questo modo può essere intesa la semifinale fra Argentina e Croazia, con il suo dipanarsi che è stato calmo e semplice, piazzata per di più tra il fragore infernale dei due quarti di finale rispettivamente contro Olanda e Brasile e il pathos irripetibile di una finale mondiale.
L'albiceleste si presenta con un 4-4-2 classico, dove il centrocampo è disegnato intorno ad uno dei migliori giocatori del mondiale "El Musico" Fernandez, con i soliti aiutanti di campo De Paul e Mac Allister a cui si aggiunge Paredes con l'obbligo di ringhiare anche alle ombre. In avanti, il giovin Alvarez viene confermato paggetto di Lionel Messi, alfa e omega di tutto l'undici argentino.
La Croazia invece non rinuncia al suo 4-3-3, con il centro di gravità posizionato nel mezzo del campo dove i tre sapienti Modric, Brozovic e Kovacic allungano e accorciano spazio e tempi di gioco disegnando così trame vivide ed eleganti.
Il tempo scorre fra i tentativi argentini di armare il loro genio Messi e quelli dei croati di sopperire alla loro mancanza di pistoleri efficaci ipnotizzando gli avversari con fitte ragnatele di passaggi, quando al trentaquattresimo una leggerezza difensiva spalanca il cuore dell'area di rigore croata al folletto Alvarez che viene abbattuto dal disperato portiere in uscita: la realizzazione dal dischetto di Messi è quanto di più perfetto si possa vedere dagli undici metri, con la palla che corre velocissima e tesa verso il sette alla sinistra del numero uno avversario.
Dopo solo cinque minuti, un veloce contropiede partito da una sbadataggine dello svagato Perisic apre un'autostrada al veloce Alvarez che, dopo due fortunosi rimpalli, insacca festante il gol del due a zero.
Il resto può essere tranquillamente dimenticato, come i paesaggi monotoni che scorrono da un finestrino di un treno in corsa, ad eccezione del goal del tre a zero frutto di un paio di aggraziate veroniche del divino Messi che confeziona così il più comodo degli assist allo svelto Alvarez, il quale deposita facilmente la pelota nella porta nemica.
Arriva quindi presto il triplice fischio di chiusura di una gara in realtà mai nata, che consegna alla storia la prima finalista del mondiale, l'Argentina de "El Diez" Messi, che ottiene così l'ultima occasione per raggiungere quella compiutezza immortale in grado di equiparare l'altro "El Diez", ora lassù in cielo.
(nella foto Maradona- Messi)