Passa al professionismo a ventidue anni cominciando subito a vincere, aggiudicandosi il Giro di Lombardia e la maglia di campione italiano su strada nel 1975.
Sempre in quell'anno partecipa al Tour de France dove stupisce tutti vincendo un paio di tappe e la classifica riservata alle giovani promesse, vestendo addirittura per una settimana intera la maglia gialla.
Passista dalla pedalata rotonda e potente, elegantissimo sulla sella come se fosse in frac, fenomenale a cronometro, poco a suo agio nelle sfiancanti salite delle grandi corse a tappe ma capace di uno spunto notevole nelle volate, raccoglie vittorie a grappoli in tutta Europa, diventando così il ciclista italiano più vincente della storia.
Fra le vittorie più prestigiose si ricordano una Freccia Vallone, due Giri di Lombardia, una Milano-Sanremo, una Gand-Wevelgen e tre memorabili Parigi-Roubaix consecutive, dove il suo immenso talento piega inesorabilmente imprevisti e agenti atmosferici avversi.
A cavallo tra gli anni '70 e '80 diventa protagonista di una rivalità leggendaria con Giuseppe Saronni, dall'attitudine ciclistica più speculativa e sparagnina, tanto che il Paese si ritrovò divisa tra "moseriani" (tra cui il sottoscritto) e "saronniani".
Dotato di carisma naturale, comanda severo il gruppo nelle grandi corse a tappe e nelle "classiche" con il solo inarcamento di un sopracciglio, meritandosi il soprannome di "Sceriffo".
Veste nel 1977 la maglia iridata di campione del mondo a San Cristobal, nell'altra parte del mondo, in Venezuela, battendo in uno sprint a due il tedesco Thurau, riscattando così la resa al belga Maertens ad Ostuni nell'anno precedente.
Nel 1978 subisce la beffa al Nurburgring, dove, nettamente favorito, si fa precedere di un niente dall'onesto Knetemann, sotto un cielo plumbeo che si scioglie in una pioggia ad imitar le lacrime amarissime dei tifosi italiani.
La sua carriera già splendida diventa leggendaria nell'anno d'oro del 1984, dove si aggiudica il Giro d'Italia al termine di una sfida rusticana ed avvelenata con lo specialista francese Fignon, grazie ad una superba frazione finale a cronometro.
In quel meraviglioso anno conquista anche la Milano-Sanremo al termine di uno spettacolare attacco sulla discesa del Poggio e il record dell'ora a Città del Messico, sbalordendo tutti con il suo 51.151 km/h in sella all'avveniristica bicicletta con le ruote lenticolari, novità assoluta per quei tempi.
Attaccata la bicicletta al chiodo, ritorna sazio di ricordi e di gloria all'azienda agricola di famiglia, dove produce apprezzate bottiglie di vino, tra le quali la mitica "51.151", numeri che appaiono ancora magici nel loro curioso rincorrersi, a ricordare la sua impresa più futuristica e ardita.
Il trafelato richiamo del compianto De Zan, che al termine delle tappe del Giro chiamava "Francesco!" per raccoglierne le impressioni a caldo sulla corsa appena conclusa, rimane uno dei ricordi più dolci e struggenti del sottoscritto, che continua ancora oggi a nutrire una ammirazione sconfinata per questo immenso campione delle due ruote.
(nella foto Francesco Moser con la maglia di campione del mondo)