Borgo Valsugana, 30 settembre 2015. - Redazione*
Dopo aver comunicato per alcuni anni i risultati delle sue indagini attraverso la stampa, il Comitato 26 Gennaio si è presentato per la prima volta al pubblico suscitando grande attenzione. In un auditorium della Comunità di Valle quasi pieno il Presidente Giorgio Zortea e la Vicepresidente Sara Sartori hanno esposto le ragioni del loro impegno, motivato da dolorose vicende personali di malattia, e hanno ringraziato i donanti per aver reso possibile le ricerche del Comitato.
L'avv. Mario Giuliano ha poi esposto i risultati delle analisi che dimostrano che l'acciaieria ha avuto un impatto non solo sull'ambiente, ma anche sulla salute, al contrario di quanto affermato dalla Provincia, sulla scorta del suo studio dai costi inutilmente faraonici.
In sintesi il Comitato ha accertato, tramite acquisizione del verbale di campionamento e dei certificati di analisi, che il latte delle capre di Roncegno presentato dalla Provincia come nei limiti per il consumo umano come contenuto di diossina, in realtà era destinato al consumo animale e superava la soglia d'azione che avrebbe imposto di individuare la fonte della contaminazione ed eliminarla.
Il Comitato ha poi fatto analizzare il fegato di due pecore della stessa età (10 anni), una della Valsugana e una della Val di Fiemme per avere un termine di paragone. Ebbene, mentre la pecora della Val di Fiemme era nei limiti, quella della Valsugana sforava di due volte e mezzo sulla diossina e del doppio sul cadmio.
Sei biopsie di pazienti tumorali della Valsugana contenevano massicce quantità nanoparticelle di acciaio, mentre nella biopsia di una paziente tumorale sempre vissuta in Val di Fiemme e Val di Sole tali reperti erano virtualmente assenti.
Si sono poi messe a confronto le rilevazioni delle PM10, riguardo alle quali Borgo è quasi sempre maglia nera, con i dati del censimento del traffico veicolare, dimostrando che sui record di PM10 registrati a Borgo il traffico influisce in maniera non significativa.
Si è poi messa in evidenza la cattiva volontà della Provincia di imporre limiti seri alle emissioni dell'acciaieria, tant'è che sulle emissioni diffuse di polveri non si è approntato alcun sistema di rilevazione, pur essendo stato dimostrato dalla perizia Borroni che tale rilevazione è possibile. E oltre ad essere possibile, la rilevazione delle polveri diffuse era anche quanto mai opportuna, dal momento che Borroni ha dimostrato che l'acciaieria può rispettare il limite dei 2,88 kg/h solo utilizzando materiale pulito e senza accelerare i tempi del processo produttivo.
Si badi che, anche rispettando il limite di 2,88 kg/h, l'acciaieria può arrivare a produrre 22 tonnellate di polveri all'anno (autorizzate!), che sono oggettivamente già tante.
Non solo la Provincia non ha approntato questo controllo ma ha anche installato una centralina di rilevamento dell'inquinamento che non misura il monossido di carbonio e gli ossidi di zolfo, a differenza di altre centraline sparpagliate sul territorio provinciale (Trento V. Bolzano CO, Trento S. Chiara SOx) , e mettendo il display sul retro, in modo da renderlo non visibile dalla strada. Solo a seguito di denuncia del Comitato il display è stato spostato di lato (ma non davanti).
Ed infine la Provincia ha reintrodotto quella norma, che era stata abrogata dalla legge Kessler di dicembre 2010, che consente di concedere deroghe sugli inquinanti all'acciaieria, norma subito sfruttata per concedere una deroga sui limiti per il monossido di carbonio, nonostante proprio su questo tema la Provincia in passato avesse vinto un contenzioso amministrativo con l'acciaieria.
Passata la buriana si ritorna allo status quo ante, quando i valori di emissione e i sistemi di captazione dovrebbero migliorare nel tempo invece di peggiorare.
In chiusura l'avv. Giuliano ha illustrato i risultati della sua indagine camerale sulle società del gruppo Klesch, che evidenzia il solito meccanismo delle scatole cinesi che porta in un paradiso fiscale (Jersey) senza che sia possibile individuare le persone fisiche reali beneficiarie dell'operazione e senza che le società abbiano i requisiti di capitalizzazione necessaria a perfezionare un'operazione da 22 milioni di Euro. Un simile quadro, secondo le direttive dell'Unità di Informazione Finanziaria (ex Ufficio Italiano Cambi) costituisce indizio di riciclaggio che va indagato.
In chiusura, a conferma del quadro allarmante per la salute umana determinato dalle emissioni dello stabilimento, il dott. Cappelletti ha illustrato i risultati della sua ricerca epidemiologica su tutti gli operai che hanno lavorato all'acciaieria nel corso di trent'anni, ricerca che ha evidenziato un esubero di casi di morte e malattia tra gli operai esposti, sia rispetto ai non esposti, sia rispetto alla popolazione generale (dato quest'ultimo estremamente significativo, dal momento che la popolazione generale, ricomprendendo anche vecchi e malati, è mediamente meno sana di una popolazione operaia selezionata per i suoi requisiti di prestanza fisica).
Numerosi e sentiti gli interventi dal pubblico, che ha anche messo sotto pressione il sindaco Dalledonne, presente in sala, per aver dato parere favorevole alla deroga sul monossido di carbonio. Il Sindaco si è difeso dicendo che gli è stato assicurato che il monossido, a quelle concentrazioni e rilasciato a quell'altezza, non è dannoso, ma il pubblico non era molto soddisfatto della risposta.
262/2015 - Determinazioni Ufficio Autorizzazioni ambientali
* comunicato