Paura in Città Studi: rider Glovo minaccia un cliente durante la consegna
Venerdì 30 maggio, ore 19 una tranquilla serata di fine settimana si è trasformata in un episodio da incubo per un residente di Città Studi, a Milano. Un cliente Glovo, in attesa di una normale consegna, si è ritrovato di fronte a un rider dal comportamento aggressivo e minaccioso, al limite della denuncia penale.
Il corriere, identificabile sulla piattaforma con il nome “Tayyab”, si è presentato con atteggiamento ostile sin da subito. Dopo aver suonato al citofono, ha preteso che l’ordine venisse ritirato immediatamente, senza alcuna tolleranza per i tempi minimi di risposta. Alla richiesta di attendere qualche secondo, il rider avrebbe assunto un tono intimidatorio, facendo chiaramente intendere che, in caso contrario, avrebbe compiuto un gesto spiacevole. “Prendi subito o faccio casino”, avrebbe detto, con un’espressione che ha lasciato il cliente senza parole.
Una piattaforma fuori controllo?
Questo episodio non è isolato. Negli ultimi mesi, Glovo ha collezionato numerose segnalazioni legate a ordini sbagliati, ritardi cronici, pacchi abbandonati e assistenza clienti inefficace. Tuttavia, quanto accaduto a Milano segna un nuovo, inquietante livello: l’assunzione di personale potenzialmente pericoloso, incapace di mantenere un comportamento civile, figuriamoci professionale.
La domanda che ora molti si pongono è una sola: chi sta davvero consegnando il nostro cibo?
Dalla comodità al rischio: cosa sta diventando Glovo?
Glovo nasceva con la promessa di rivoluzionare le consegne a domicilio, offrendo rapidità, comodità e affidabilità. Ma oggi, sotto la patina del food delivery, sembra celarsi una realtà ben più preoccupante: un’azienda in piena crisi di gestione, che non solo perde colpi sul piano organizzativo, ma lascia passare nelle proprie fila persone prive di qualunque formazione e controllo.
Chi tutela i cittadini?
La domanda è gravissima, e richiede risposte urgenti: esiste un filtro per chi viene messo a contatto diretto con la clientela? E soprattutto, quali sono le tutele per i cittadini che, ignari, aprono la porta a sconosciuti con atteggiamenti minacciosi?
In un contesto urbano già complesso come quello milanese, l’ultima cosa di cui c’è bisogno è che le piattaforme digitali introducano un ulteriore fattore di insicurezza. Glovo ha il dovere morale – prima ancora che commerciale – di intervenire con decisione e trasparenza.
Una realtà che va denunciata
Il caso di venerdì non può essere archiviato come “spiacevole incidente”. Si tratta di una minaccia reale alla sicurezza degli utenti. È ora che le istituzioni si muovano per regolamentare con serietà il settore del delivery, che da opportunità si sta trasformando in un far west senza regole, dove tutto è concesso, anche la paura.
Nel frattempo, Glovo resta in silenzio. E questo silenzio pesa, più delle parole.